Tramite una backdoor che sfrutta una vulnerabilità del chip Nvidia, gli hacker sono riusciti a sbloccare il bootloader della console ibrida
Sappiamo quanto Nintendo ci tenga a tenere il suo ecosistema il più chiuso possibile. Questioni di marketing certo, ma anche legate alla sicurezza del software che gira a bordo dei prodotti. Si tratta della stessa linea seguita da Apple fin da quando ha lanciato il primo iPhone: nessuno può pubblicare app e giochi che non siano passati sotto la supervisione dei team interni. E come per iPhone (anche se meno che in passato), anche i fan di Nintendo spesso utilizzano metodi poco ortodossi per spingere le potenzialità dei dispositivi oltre i limiti imposti dalla casa. Ed è quello che gli hacker Derrek, Naehrwert e Plutoo hanno mostrato alla conferenza tedesca per smanettoni 34C3, in merito allo sblocco del bootloader della Switch.
Cosa è successo
Utilizzando una backdoor del chip Nvidia Tegra X1, che potenzia motore e grafica della console, i ragazzi hanno sbloccato il kernel della Swtich, valicando le misure di protezione della System Memory Management Unit (SMMU) di bordo, per ottenere privilegi di amministrazione e permettere al device di far girare anche programmi non certificati da Nintendo, e dunque potenzialmente dannosi. Lo scopo non è certo questo, infatti gli hacker non hanno diffuso il processo di hacking, ma pubblicheranno comunque un tool automatico che possa sbloccare la Switch così da aprirla a utilizzi alternativi.
Ricordiamo che è in questo modo che strumenti come Cydia sono divenuti famosi su iPhone. Si trattava di uno store parallelo dal quale scaricare e installare app che abilitavano funzionalità aggiuntive su un telefono estremamente chiuso, come widget e menu veloci. Probabilmente l’unico motivo per liberare la console dalle maglie della casa madre sarà quello di giocare a titoli ottenuti tramite piattaforme di p2p e non comprati legalmente anche se la creatività degli sviluppatori indie potrebbe andare anche oltre, magari adattando distro specifiche per il terminale giapponese, così da farlo diventare quasi un mini PC.