Le strategie di Samsung, AID e FID a favore dell’inclusione

Un convegno per fare il punto sulla diffusione della dislessia in Italia e sulle innovazioni che spingono verso l’integrazione

Uno dei fini della tecnologia è ridurre le distanze, non solo spaziali. Smartphone, tablet, computer, ci rendono tutti uguali o almeno permettono a chiunque di costruirsi un’identità che azzera le difficoltà della vita organica. Uno dei benefici nell’utilizzo dell’hi-tech per la formazione è proprio questo: semplificare l’approccio allo studio a chi, normalmente, non potrebbe seguire una lezione in aula perché bisognoso di tempi e modalità diverse dal resto dei compagni.

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Le strategie a favore dell’apprendimento trovano un campo di applicazione particolarmente fertile quando si parla di dislessia, un disturbo che colpisce in Italia il 3% dei bambini e dei ragazzi. Grazie alle attività di AID, Associazione Italiana Dislessia, e FID, Fondazione Italiana Dislessia, oggi l’inclusione scolastica e sociale dei giovani con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) non è più una chimera anche se ancora tanto resta da fare.

Tra stanze digitali, ebook, lezioni audiovisive in remoto e test mirati, Samsung è tra le compagnie che crede fortemente nel potere educativo della tecnologia. Lo ha dimostrato con il convegno Strategie & tecnologie per l’inclusione organizzato proprio con il patrocinio di AID, FID, il Comune di Milano e il settimanale Donna Moderna, che da tempo segue il tema della dislessia con progetti ad-hoc.

L’appuntamento nasce da un’idea di Gabriella Schiavone, curatrice della sezione Dislessia e dintorni, inserita nel concorso letterario Una Città Che Scrive. Il premio che, partito da Casalnuovo di Napoli con il lavoro di Giovanni Nappi, riserva nell’edizione 2018 un’area dedicata ai disturbi specifici dell’apprendimento.

Piuttosto che elencare una serie di programmi da attuare in un prossimo futuro, Samsung ha messo assieme alcune best practices concrete che hanno già migliorato lo sviluppo delle capacità (non solo scolastiche) dei dislessici, con un particolare interesse informatico. Un esempio è quello di EasyReading, un font, creato da Federico Alfonsetti, che con precise accortezze stilistiche (le cosiddette grazie), riduce al minimo le problematiche a cui vanno incontro le persone che vivono con la dislessia: lettere che vibrano, parole che si scambiano di posto, frasi sfocate o sovrapposte, cause di limiti concreti nella comprensione.

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Ma sono tante le iniziative a supporto dell’integrazione, tra cui il Centro Leonardo Education dove Ugo Falace ha scoperto l’utilità degli ebook interattivi come strumento privilegiato di trasferimento di nozioni agli alunni, tramite una metodologia che ha un potenziale comunicativo probabilmente ancora inespresso. Ma anche l’apertura di docenti, come Luca Chiesi, a forme di apprendimento condiviso, cioè alla costruzione di un percorso didattico che sia cucito addosso ai ragazzi con necessità peculiari, evidentemente differenti dall’uniformità di una massa. Gli stessi trend hi-tech hanno opportunità di inclusione rilevanti. Pensiamo ai droni e a come abbiano permesso a Mirco Cagni, un liceale come altri, di superare le conseguenze isolanti della dislessia, attraverso la passione per i piccoli aeromobili fatti in casa.

Ma cosa può fare Samsung per incrementare l’adozione di tecnologie finalizzate all’inclusione scolastica e lavorativa? Lo spiega Antonio Bosio, Product & Solutions Director di Samsung Electronics Italia: “L’obiettivo è migliorare l’esperienza e la vita delle persone attraverso soluzioni all’avanguardia, capaci di ispirare il mondo: tra le nostre priorità c’è infatti quella di mettere a disposizione della società tutto il know-how tecnologico per andare incontro alle più diverse esigenze. Sappiamo quanto il tech sia un potente strumento di emancipazione e inclusione sociale e lo abbiamo toccato con mano con tanti progetti sviluppati nel corso degli anni, ad esempio l’attività di Scuola in Ospedale”.

Il messaggio che emerge da Strategie & tecnologie per l’inclusione è che la dislessia non deve più rappresentare un muro che blocca la crescita individuale e di gruppo. Di certo tool avanzati possono dare una spinta importante all’inserimento sia nel contesto formativo che professionale ma non bastano. Scuole, comuni, aziende ed enti pubblici sono luoghi di incontro essenziali, dove far crescere rapporti umani che rendano possibile la collaborazione, la condivisione e la cooperazione, al di là di ogni confine.

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