Facebook ha promesso che fatturerà in Italia gli utili dei servizi erogati nel nostro Paese ma ciò non significa necessariamente che pagherà le tasse dovute
Da anni le nazioni del Vecchio Continente e l’Unione Europea tentano di costringere i colossi del web statunitensi a pagare la giusta dose di tasse ma senza successo. Aziende come Apple, Amazon e Facebook hanno utilizzato lo stratagemma di porre la propria sede fiscale in Paesi dove le imposte sono favorevoli in modo da ridurre il peso dell’Erario in tutti gli altri. Il social network più utilizzato al mondo ha ad esempio scelto l’Irlanda, che è stata deferita dall’Ue proprio per gli aiuti di stato concessi ad Amazon e Apple. Proprio settimana scorsa un gruppo di attivisti francesi ha occupato i principale negozio della Mela a Parigi per chiedere maggiore chiarezza sul tema fiscale. Questo martedì l’azienda di Menlo Park ha annunciato sul proprio blog ufficiale che entro la prima metà del 2019 cambierà il metodo di fatturazione in modo da pagare le tasse nella nazione dove effettivamente eroga i suoi servizi. Facebook, scrive il suo direttore dell’area finanziaria Dave Wehner, “ritiene che spostare i ricavi a una struttura locale mostrerà maggiore trasparenza a quei governi e a quei politici che ci hanno spesso chiesto maggiore chiarezza nella rendicontazione dei guadagni che otteniamo nei loro Paesi”. Detto così sembrerebbe che il social network si sia finalmente deciso a chiudere la questione con le singole agenzie delle entrate ma in realtà la situazione potrebbe comunque rimanere identica a quella attuale.
Ad oggi Facebook ha corrisposto al fisco italiano poco più di 200mila euro a fronte di ricavi per 400 milioni di euro per i servizi erogati nel nostro Paese. La maggior parte delle imposte sulle entrate non viene infatti pagata da Facebook Italia ma dalla sede irlandese con una tassazione ridotta al minimo. Il nuovo metodo di fatturazione dovrebbe impedire questa operazione ma Facebook ha ancora l’opportunità di sfruttare uno stratagemma chiamato “transfer pricing”. Le imposte vengono pagate sugli utili ma grazie a questo cavillo finanziario è possibile eliminare questa voce sul bilancio. Per fare ciò è sufficiente che la sede italiana acquisti da quella irlandese servizi pari agli utili raccolti nel Belpaese. In questo modo sarebbe possibile aggirare la tanto discussa web tax in corso di approvazione al Parlamento. Intanto Bruxelles ha stimato che ogni anno le grandi aziende del web eludono al fisco Ue ben 70 miliardi di euro e tra i 100 e i 240 miliardi a livello globale grazie ai paradisi fiscali.