La smart city è trasparente, flessibile e aperta al dialogo

Cattoni Giulia_Urbano Creativo

Nella smart city ideale i cittadini vengono ascoltati e il governo mostra e condivide il proprio operato. La situazione in Italia è terribile come sembra? Sì, ed è il momento di rimboccarci le maniche

La gestione e l’uso dei dati relativi alla nostra privacy e ai luoghi in cui viviamo prevedono un rapporto tra PA e cittadini basato sull’onestà e sulla fiducia. “Saper ascoltare, sapersi mostrare”- questo potrebbe essere il mantra da ripetere e ripetere in ottica di open government, tassello base nella costruzione della smart city. In che senso? Ascoltare i cittadini, un esercizio di pazienza ed empatia. Mostrare e condividere il proprio operato, un esercizio di trasparenza. Purtroppo – però – il dato italiano su questo tema è disperante: con un punteggio di 52 su 100, Transparency International ci aggiudica il terzultimo posto sul tema della “openness”, dell’apertura ai dati. Avremmo da appuntare al petto la medaglia di bronzo se la classifica fosse stilata dal peggiore al migliore e vanteremmo addirittura un oro se il confronto lo delimitassimo ai paesi dell’Europa occidentale, dove abbiamo il punteggio più basso in assoluto.

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La classifica è stilata all’interno dell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International (1) che monitora il livello di corruzione nel settore pubblico e nella politica in paesi di tutto il mondo. Per redigerla, Transparency International ha analizzato nove ambiti di cui, per quanto riguarda l’infelice caso italiano, solo tre raggiungono un punteggio di efficacia sufficiente (ovvero superiore ai 60 punti su 100). In particolare, a trascinare in basso la nostra media, con un punteggio rispettivo di 25 e 29 su 100, sono il cosiddetto whistleblowing (2) e l’inesistenza di una regolamentazione efficace delle attività di lobbying. Poco stupore, ma tanta amarezza. Non bisogna demordere – però – perchè il capitolo trasparenza pubblica si è riaperto qualche mese fa con la pubblicazione delle prime linee guida (3) che rendono attuativa la normativa FOIA, legislazione adottata sul modello statunitense Freedom of Information Act.

E perché questo tema è così importante anche per la smart city? Avere la capacità di produrre, gestire e mettere a frutto i dati e le informazioni della città è un tassello fondamentale per migliorare la qualità della vita nelle città stesse, per sviluppare nuovi modelli di produzione, consumo e stili di vita sostenibili e mettere il rispetto dei diritti umani al centro delle strategie e dei comportamenti aziendali. Trasparenza nell’amministrazione pubblica significa potenziare la forma di accesso civico ai dati e ai documenti pubblici e ridurre le opportunità di frode, aumentando la capacità di scoprire casi di corruzione. La trasparenza per la smart city vuol dire obbligo verso la digitalizzazione, accesso ai cittadini e semplificazione dei processi. Vuol dire monitoraggio del territorio, capacità di intervento immediata, eliminazione di disagi e disservizi, l’ascolto dei cittadini e il dialogo con essi, e questo necessita di un’organizzazione efficiente di uffici e personale. Ed è così che lo Stato trasparente si traduce in amministrazione flessibile, aperta al dialogo, e promuove l’intelligenza collettiva nella società.

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Giulia Cattoni @urbanocreativo


(1) https://www.transparency.it/indice-percezione-corruzione/

(2)  Il whistleblowing è la messa in condizione a vantaggio di un soggetto di segnalare attività illecite o fraudolente all’interno di un’amministrazione pubblica. Le attività di lobbying si riferiscono invece a gruppi organizzati che cercano di influenzare dall’esterno le istituzioni per favorire particolari interessi.

(3) Approvazione della delibera 1310, dicembre 2016: ANAC ha reso note le prime linee guida recanti indicazioni sull’attuazione degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni. Dal 31 gennaio 2017 è partita l’attività di vigilanza.