Kaspersky spegne venti candeline e presenta Earth 2050, sul futuro delle minacce informatiche

Smart Cities, IoT e Connected cars le prossime sfide

Vent’anni sul mercato. In un settore, quello della sicurezza informatica, dominato da marchi USA. Quella di Kaspersky Lab è una storia esemplare di successo. Iniziata come spesso accade con la decisione del suo fondatore Eugene Kaspersky di lasciare la società per la quale sviluppava antivirus per fondarne una propria. Gli inizi sono incoraggianti ma la prima affermazione importante arriva quando il suo software riesce, per primo, a debellare Chernobyl alias Spacefiller, un virus capace di infettare qualcosa come 60 milioni di computer sparsi per il mondo. E’ il 1998 e da quel momento la strada inizia a correre in discesa. Prendono il via i primi accordi di licenza del software di Kaspersky Lab – che all’epoca si chiamava AVP – con i produttori di antivirus tedeschi, finlandesi e giapponesi.

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«Oggi sono ancora più di ottanta le aziende che installano il motore Kaspersky Lab dentro alle loro soluzioni di sicurezza» afferma Morten Lehn, general manager di Kaspersky Lab per l’Italia a margine della presentazione a Milano. Un’espansione che da allora non si è mai arrestata. Così come del resto il bisogno di sicurezza. Che oggi tocca tutti i settori. E riguarda tutti, ovunque, perché le minacce come il denaro non dormono mai. «Rispetto a 20 anni fa è cambiato tutto» riconosce Lehn. «Diverse le minacce, il loro numero e le aree su cui lavoriamo; non solo pc, smartphone, tablet. C’è la parte industriale, delle aziende e delle linee di produzione. E poi il mondo dell’internet delle cose e dei device connessi». Ma la sicurezza riguarda persino le missioni spaziali. Come quella a cui stanno lavorando gli scienziati della NASA per preparare il prossimo sbarco di un umano su Marte. Un progetto illustrato con dovizia di particolari da Chiara Cocchiara, System Operations Engineer di EUMETSAT ospite della serata. Che nel suo intervento a margine del progetto di simulazione di vita su Marte ha testimoniato l’importanza della security anche per i sistemi di programmazione e controllo delle missioni spaziali. Una sicurezza con proprie peculiarità, codificata scientificamente. Ma con molti punti di contatto con i problemi che assediano le organizzazioni, alla prese ogni giorno con malfunzionamenti di rete, attacchi DDoS, accessi non autorizzati ai sistemi, di cui la stessa Cocchiara è stata testimone.

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Torniamo con i piedi per terra. «Il malware è in silicio» ha affermato Marco Forneris, CTO di Octo Telematics, ricordando alla platea come il pericolo di un’intrusione nociva possa annidarsi in un qualsiasi componente hardware, perché progettato e fabbricato con questo scopo. In tutto questo, Kaspersky Lab vuole continuare a ricoprire un ruolo da protagonista. Com’era nelle intenzioni di Eugene Kaspersky quando vent’anni fa iniziò la sua avventura. Che l’ha portato a raggiungere una platea sterminata di clienti, 400 milioni in tutto il mondo, impiegando oltre 4000 collaboratori di cui più di un terzo ricercatori. «Circa 1400 persone che si occupano a tempo pieno di Ricerca e Sviluppo» afferma Lehn. «Specialisti che lavorano per analizzare le minacce, prevedere la loro evoluzione, sviluppare nuovi progetti».  Come quello di un sistema operativo made in Kaspersky, richiamato anche ieri dagli speaker della squadra del vendor. Un progetto sviluppato in totale autonomia, non basato su Linux, sul quale stanno convergendo – è lecito supporre – ingenti risorse. Che dimostra altresì tutta la lungimiranza del Gruppo.

La stessa che anima il progetto multimediale Earth 2050, uno spazio virtuale dentro al quale stanno confluendo pareri autorevoli di scienziati, politici, futurologi; ma allo stesso tempo una palestra aperta alla discussione e al contributo di chiunque si senta di esprimere un’opinione su quelli che saranno gli sviluppi sociali e tecnologici nei prossimi 30 anni. Un esercizio che – si augurano i promotori – ci porterà a vedere in maniera più nitida l’evoluzione delle minacce informatiche. «Un team che non ha eguali». Esattamente come quello italiano. «Il migliore in Europa» secondo Lehn. «Il nostro percorso qui è stato un successo senza paragoni. Spesso l’Italia è stata il banco di prova di iniziative rivelatisi successi planetari». Come quello che nel 2009 ha portato Kaspersky prima a sponsorizzare e poi a diventare fornitore tecnico di Ferrari. Un’intuizione di successo replicata di recente dal vendor russo con le sponsorizzazioni in Formula4 e FormulaE.

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