Indra: la banca deve adottare il modello “open platform”

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Gli esperti dei Servizi Finanziari di Indra affermano, in un rapporto sulle tendenze del settore bancario, che l’utilizzo di una “open platform” possa consentire alle banche di utilizzare i dati transazionali dei propri clienti in una strategia a lungo termine, con l’obiettivo di garantire il loro benessere finanziario

La banca deve replicare il modello di “open platform” dei giganti tecnologici come Google, Apple, Facebook e Amazon, al fine di costruire una nuova value proposition e di affrontare il tema della redditività attraverso la trasformazione digitale. Così affermano gli esperti in Servizi Finanziari di Indra nel rapporto “La nuova banca, una piattaforma al servizio del tuo benessere finanziario”.

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La flessione della redditività ha impattato il settore dei servizi finanziari per un decennio. Dal 2008, dopo la drammatica caduta di Lehman Brothers, il Return on Equity (RoE) è al di sotto del Cost of Equity, il che significa che la banca ha distrutto valore per i propri azionisti. Questo problema, che oramai è diventato cronico, ha fatto scaturire una riflessione generale tra le grandi istituzioni finanziarie, che hanno acquisito una consapevolezza sempre maggiore che la riconversione del business attuata attraverso la trasformazione digitale sia l’unica opzione per garantire la loro sopravvivenza.

Lo studio sottolinea che l’ambizioso approccio dei giganti tecnologici ha permesso loro di capire che le regole del mondo virtuale sono molto diverse da quelle del mondo fisico. Nel nuovo contesto, la massimizzazione del valore richiede un’innovazione “aperta” e la creazione di una community di sviluppatori in grado di creare prodotti sui loro sistemi. Così sono nate le piattaforme dell’era digitale, i cui produttori, i giganti tecnologici, hanno mantenuto un controllo stretto su alcuni prodotti da loro realizzati che si sono rivelati i più rilevanti per il mercato, come iOS e Android, amplificando il valore della loro piattaforma anche grazie all’apporto fornito dal network degli sviluppatori esterni.
Secondo i leader di trasformazione digitale dei Servizi Finanziari di Indra, “nel settore bancario, questo modello è in grado di rappresentare un nuovo business che nasce all’interno di istituzioni finanziarie ma in grado di attirare e aggregare – in modalità plug&play – le aziende di prodotto e di servizio oltre ai consumatori, e in grado di creare un interscambio tra le parti proprio grazie al modello di interazione stesso”.

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La gestione innovativa di un’enorme quantità di dati, tipica delle istituzioni finanziarie, supportata da piattaforme tecnologiche dotate di capacità analitiche e di strumenti di analisi di Big Data, consentirà di riformulare la value proposition dei servizi finanziari. “Il risultato sarà il miglioramento della situazione finanziaria del cliente e porterà alla creazione di prodotti e servizi consoni ai loro obiettivi di benessere finanziario”, ha spiegato Alvaro de Salas, direttore di Innovazione e New Business di Indra.
A tal fine, le istituzioni finanziarie svolgeranno un ruolo chiave nella catena del valore, dalla selezione dei prodotti e dei servizi offerti, fino all’identificazione dei consumatori più aggredibili, attraverso un’analisi intelligente dei dati. Ad esempio, a partire dai dati storici delle transazioni offerti da una piattaforma bancaria, un’azienda di sviluppo software potrebbe essere capace di creare un modello di credit scoring (sistema automatico di valutazione del rischio creditizio) con una precisione massima, utile nella concessione del finanziamento ai clienti dichiarati solventi dal sistema.

Reinventare la banca

Stando agli autori del rapporto, l’emergere delle nuove tecnologie, la direttiva PSD2 – che obbligherà le banche ad aprire i loro sistemi ai fornitori esterni – e l’opportunità fintech, rappresentano lo scenario di riferimento per un’istituzione bancaria per attuare la trasformazione digitale, visto come soluzione alla mancata crescita in redditività e come base per instaurare un nuovo modello di rapporto con il cliente.
“Negli ultimi anni, le banche non hanno investito abbastanza sul miglioramento dei propri prodotti né sul trasferimento delle novità tecnologiche per migliorare l’experience dei propri clienti. Tale stallo ha comportato la perdita del ruolo, della veste di istituzione di riferimento, da sempre centrale per i clienti. A questo punto, diventa urgente l’implementazione di una strategia che consenta alle banche di reinventarsi, per poter recuperare tale posizione: la strategia della piattaforma”, ha dichiarato Mario Robredo.

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Secondo l’esperto, l’adozione di questo tipo di strategia richiede una “de-verticalizzazione” della banca, ma senza perdere la visione a 360 gradi del cliente, fattore chiave per offrire un posizionamento di valore evitando di diventare un mero provider tecnologico che vende servizi. Lo studio sottolinea l’importanza del contributo fornito dalle fintech e dagli specialisti di innovazione in termini di approccio di valore e agilità al sistema finanziario e suggerisce la loro integrazione nell’ecosistema.

Elementi chiave della banca “open”

Tra le linee guide prioritarie per la realizzazione del processo di conversione in una “open platform”, emerge la necessità del superamento delle barriere tecnologiche al fine di promuovere l’accesso alla piattaforma da parte di fornitori di prodotti e di servizi e lo sviluppo di nuove funzionalità a valore aggiunto da parte dei professionisti operanti nelle stesse istituzioni finanziarie.

È inoltre fondamentale raggiungere un livello di eccellenza nella delivery del servizio al cliente, offrendo una user experience paragonabile al livello raggiunto dai giganti digitali e aumentando la personalizzazione delle offerte di servizi attraverso la gestione “intelligente” dei dati. “Il Chief Technology Officer non è più da solo nella gestione della tecnologia. Il suo futuro sarà diventare un agente di cambiamento e il suo primo compito sarà quello di far evolvere i sistemi verso framework aperti basati su tecnologie Cloud, Analytics, APIs, Blockchain e Intelligenza Artificiale”, spiega Mario Robredo.
Dal punto di vista della governance, lo studio sottolinea che il nuovo ruolo che assume la banca necessita di strumenti e risorse per la definizione degli standard tecnici e di business necessari affinché i fornitori e i clienti siano interconnessi e facciano parte dell’ecosistema della banca. “Si tratta di un approccio diverso da quello della banca verticale – spiega Robredo – perché il cliente non è più solo il cliente della banca, quindi bisogna essere in grado di attirarlo e di mantenerlo e soprattutto non è più sufficiente gestire solo il grado di efficienza per garantire una redditività sostenibile”.

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Infine, lo studio sottolinea che il ruolo rivestito dalla banca in qualità di garante della solvibilità del cliente costituisce la formula migliore per aumentare i margini e mantenere un business ricorrente. “Diventare un consulente del cliente non solo consentirà alla banca di proteggere la solvibilità post-vendita e di evitare problemi di insolvibilità, ma anche di ottenere nuovi informazioni dal cliente stesso, diventando, a medio termine, parte integrante dello stile di vita del cliente, nell’aiutarlo a raggiungere ciò che è rilevante per le sue aspettative”, ha affermato l’esperto.