Al tradizionale appuntamento di Monaco, attenzione puntata su come la Digital Co-creation stia guidando la trasformazione dei business, combinando le competenze con le tecnologie innovative, allo scopo di creare nuovo valore
Monaco di Baviera – Ancora una volta è la digital transformation il tema del giorno. E non potrebbe essere altrimenti. Perché, come ha sottolineato Duncan Tait, CEO, Senior Executive Vice President e responsabile dell’area Emeia e Americhe di Fujitsu, “non c’è più alcun dubbio che la digital revolution, o disruption come vogliamo chiamarla, sia ormai il vero fenomeno che definisce il ventunesimo secolo, anche per le conseguenze che sta comportando, come il rimescolamento in atto nei tradizionali confini dei business cui eravamo abituati”. L’occasione era il keynote di apertura del Fujitsu Forum, che si è tenuto ai primi di novembre nel capoluogo bavarese alla presenza di oltre 12.000 persone tra clienti e partner di Fujitsu. E se anche quest’anno il tema scelto per l’evento era quello che da tempo caratterizza tutto l’operato di Fujitsu, ovvero “human centric innovation”, non è mancato un accento particolare nello sviluppo di questa innovazione attraverso la “co-creation”, proprio a volerne sottolineare il carattere collaborativo, possibilmente con il partner tecnologico giusto.
I quattro pilastri della trasformazione
Anche perché, ha evidenziato ancora Duncan Tait, “le tecnologie possono essere un reale fattore di trasformazione, ma per quanto le aziende siano oggi consapevoli della necessità di adottarle, continuano a esserci problemi significativi che contribuiscono a una elevata percentuale di insuccessi e agli alti costi a essi associati. Per concretizzare una vision digitale è essenziale possedere le giuste competenze unite a partnership di processo e tecnologie. Con la rivoluzione digitale che sta cambiando rapidamente gli scenari di business, le aziende non possono permettersi di fallire la loro trasformazione”. In questo scenario, emerge che le aziende stanno guardando con interesse alla trasformazione, come ha evidenziato una ricerca svolta per Fujitsu su oltre 1.600 business leader di tutto il mondo, Italia compresa, dalla quale è risultato che quasi la metà delle aziende (il 46 per cento) ha già implementato progetti di digitalizzazione e l’86 per cento sta pianificando di farlo nell’arco dei prossimi 12 mesi. L’indagine, denominata “The Digital Transformation PACT”, in quanto esamina le performance delle aziende rispetto ai quattro elementi strategici necessari per potersi trasformare digitalmente, ovvero Persone, Azioni, Collaborazione e Tecnologia, ha anche evidenziato che le aziende continuano a trovarsi in difficoltà sui quattro pilastri dell’approccio PACT: l’84 per cento afferma infatti che i propri clienti si aspettano che siano maggiormente digitali, mentre il 71 per cento pensa di non essere all’altezza, su questo versante, rispetto ai concorrenti, con due terzi degli intervistati (il 66 per cento) convinti di essere destinati a perdere clienti a favore della concorrenza come conseguenza della trasformazione digitale.
La Digital Co-creation
La ricetta per governare la disruption è quindi quella della “Digital Co-creation”, nella quale Fujitsu combina competenze e tecnologie innovative con il know-how specifico dei propri clienti, per creare nuove soluzioni alle loro sfide di business. Si tratta di un approccio che secondo Duncan Tait “è destinato a diventare sempre più la norma in una società digitale emergente, dal momento che la tecnologia accresce le capacità umane favorendo l’innovazione e una maggiore produttività, in uno scenario nel quale Fujitsu si impegna a creare nuovo valore insieme con i propri clienti e con il proprio ecosistema di partner”. E non c’è dubbio che gli annunci visti a Monaco, abbiano delineato una visione sempre più coerente nei quattro pillar strategici di business: Cloud, Internet of Things e Intelligenza Artificiale, tutti sostenuti dalla base comune dalla Sicurezza.
Novità nel cloud e nell’IoT
Nell’ambito del cloud, il focus principale è più che mai puntato sull’Hybrid IT, con l’offerta K5 resa disponibile in nuove aree, per coprire a oggi Regno Unito, Finlandia, Germania, Spagna e Nordamerica. Non solo: Fujitsu propone anche una nuova offerta di storage privato e dedicato, che permette di mantenere la residenza locale dei dati anche negli ambienti private cloud e virtual private, allo scopo di rispettare gli obblighi normativi come quelli previsti dal regolamento GDPR che entrerà in vigore tra circa sei mesi. Come noto, tra le tecnologie che stanno spingendo la crescita del cloud vi è l’Internet of Things, dove Fujitsu mette a disposizione nuovi livelli di intelligence nelle reti periferiche in prossimità dei sensori, con la soluzione IntelliEdge, che è in grado di prendere decisioni intelligenti in tempo reale riguardanti i le reti periferiche in base a quanto “appreso” dal cloud, utilizzando la potenza dell’Intelligenza Artificiale per raccogliere, elaborare e imparare dai dati dei sensori e mettere in connessione ogni genere di informazione associata alla produzione digitale, dal progetto alla fabbricazione e oltre, fino alla manutenzione. Disponibile tra poco meno di due mesi, ovvero da gennaio 2018, l’appliance Edge Computing di Fujitsu IntelliEdge consente l’ottimizzazione dei processi industriali degli ambienti Industry 4.0 connettendo in sicurezza dati e risorse a persone e dispositivi e colmando il gap esistente tra l’Operational Technology (OT) presente sul campo e l’Information Technology (IT) attivo on-premise e nel cloud.
Sviluppare l’Intelligenza Artificiale
Una tecnologia che si accompagna all’Internet of Things è l’Intelligenza Artificiale, che continua ad aprire nuove strade per interpretare le informazioni e generare nuove opportunità. In una conversazione con Data Manager, Adel Rouz, Executive Vice President di Fujitsu Laboratories of Europe, ha spiegato che i Laboratori europei di Fujitsu sono “focalizzati in particolare sulle aree machine learning e deep learning per l’intelligenza artificiale, sicurezza, per valutare l’impatto della GDPR nell’intelligenza artificiale e anche nel blockchain, e infine tecnologie 5G, soprattutto per i risvolti in ambito IoT”, sottolineando che “circa tre anni fa ci siamo trasformati, passando da una ricerca orientata alla tecnologia a una ricerca rivolta alle soluzioni, nella quale la sfida non è più nella tecnologia in se stessa ma diventa una sfida concreta di business”. Ma non solo: oltre a lavorare in settori verticali quali l’Healthcare, il Finance e il Transportation, i Laboratori europei di Fujitsu sono molto attivi nell’ambito Manufacturing. A quest’ultimo settore è dedicata una tecnologia di Intelligenza Artificiale innovativa che migliora notevolmente il controllo della qualità di produzione e il rilevamento dei difetti, analizzando e diagnosticando automaticamente i dati di scansione ultrasonica di Non-Destructive Testing (NDT) in pochi minuti, individuando rapidamente i difetti potenziali in modo efficiente rispetto ai processi attuali. Grazie a un framework di Intelligenza Artificiale che combina tecniche di immagini e segnali con una tecnologia di deep learning sofisticata per risolvere complessi problemi di qualità di produzione, il controllo qualità viene notevolmente migliorato, eliminando le strozzature potenziali nel processo produttivo, aumentando il potenziale incremento di produzione e migliorando significativamente l’efficienza. Inoltre, la soluzione di Fujitsu permette al sistema di continuare ad apprendere anche dopo il deployment, consentendo un miglioramento continuo delle prestazioni e un più alto ritorno dell’investimento.
Verso il quantum computing
Infine, a Monaco si è anche parlato delle nuove frontiere del quantum computing: un incontro con Joseph Reger, Chief Technology Officer di Fujitsu, è servito per capire che alcuni traguardi non sono poi così lontani. “Quella del quantum computing è una situazione completamente nuova in quanto i salti tecnologici che consente non sono più quelli incrementali ai quali eravamo abituati, ma avvengono su una scala diversa, tanto che non è azzardato prevedere che soluzioni commerciali di quantum computing saranno disponibili nell’arco dai sette ai dieci anni da qui”, ha sottolineato Reger. Per il momento, Fujitsu ha realizzato il Digital Annealer, che non è un quantum computer in senso proprio, visto che è basato sulle tecnologie standard attuali, però si ispira alle logiche della fisica quantistica, ed è stato definito sul palco di Monaco dal numero uno mondiale di Fujitsu Tatsuya Tanaka come “il ponte tra il computer classico e il quantum computing”. Realizzato da Fujitsu in collaborazione con la startup canadese 1Qbit, che si occcupa del software, e con l’Università di Toronto, il Digital Annealer, che sta trovando le prime applicazioni soprattutto negli ambiti life sciences, servizi finanziari e retail, è già oggi 17mila volte più veloce nei calcoli rispetto ai processori tradizionali, e prevede di raggiungere presto una velocità di 100mila volte superiore. Insomma, le prospettive sono affascinanti: “siamo in una situazione fortunata, perché il quantum computing lascia intravedere sviluppi davvero interessanti, anche se ci sarà un lungo processo di transizione, che vedrà convivere per molto tempo sia i quantum sia i sistemi tradizionali”, ha concluso Joseph Reger.