Classifica Top 100, cavalli di razza

Le trentuno edizioni della Classifica Top 100 di Data Manager rappresentano lo sforzo non solo di leggere il quadro di insieme del settore IT, ma di valorizzare gli operatori italiani del comparto Software e Servizi

Tutte le aziende della Classifica sono cavalli di razza. Anche quelle che sono rimaste fuori per poco. Quelle che hanno perso qualche posizione perché il mercato è cresciuto. O quelle che non avevano un bilancio consolidato o erano impegnate in operazioni di fusione e acquisizione, al momento del rilevamento dei dati. Se – però – il ranking non è così importante, se gli indici di performance non devono essere considerati come valori assoluti, ma calati nel contesto, e correlati nel modo corretto alla luce di tutte le variabili del mercato e della competition – qual è il valore della Classifica? Non certo, quello delle guide blasonate che in questo stesso periodo distribuiscono forchette, stelle e calici ai campioni dell’enogastronomia globale – per quanto – la gestione di un “fornello” a legna sarebbe una buona scuola di gestione aziendale per manager in cerca d’autore. E neppure, quello delle classifiche calcistiche, con annesso mercato delle figurine.

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Le trentuno edizioni della Classifica di Data Manager rappresentano lo sforzo non solo di leggere il quadro di insieme del settore IT, ma di valorizzare gli operatori italiani del comparto software e servizi. Non ci interessano i punteggi e neppure le gerarchie di numeri che non sono capaci di rappresentare il valore e la storia di un’impresa. Non ci interessa appagare la voglia di protagonismo né fornire nuovo materiale per il titolo di un comunicato stampa. Quello che cerchiamo di fare, grazie all’aiuto degli analisti di IDC Italia, è fornire spunti di riflessione sui risultati raggiunti dalle imprese in un contesto economico, sociale e storico di un’Italia sempre più complessa, che ha bisogno di cambiamento ma che non riesce a esprimere tutte le potenzialità.

Le imprese più innovative hanno la responsabilità di essere service provider, business partner e digital leader anche per il Paese. Dai CIO delle imprese della Classifica, arriva una lezione importante. Nella corsa al cambiamento e alla trasformazione dei modelli di organizzazione e di delivery dell’IT, bisogna avere chiara l’idea di futuro. Bisogna avere il coraggio della discontinuità, ma anche la capacità di preservare il valore della continuità. Perché l’IT non può essere fine a se stessa, ma deve portare valore nuovo alle imprese. Le tecnologie accorciano le distanze sui mercati, rimodulano il rapporto tra vendor e partner di canale, e impongono alle imprese di rifocalizzare l’offerta. Le grandi aziende come le più piccole hanno imparato che è più facile essere resilienti non restando da sole. Queste imprese hanno reagito alla crisi e si sono rinnovate, mantenendo la capacità di ascolto del cliente, la voglia di innovare e soprattutto di imparare dai propri errori. Non possiamo più parlare di crisi. Siamo all’inizio di una rivoluzione. L’Industry 4.0 sta smuovendo le acque anche nei settori più tradizionali. E l’impatto dell’intelligenza artificiale sul business, sull’informatica gestionale, sull’implementazione dell’IoT, è tutto ancora da valutare e richiederà di creare nuove inedite alleanze. Sostenibilità, crescita, energia, sicurezza, salute e lavoro sono le sfide che abbiamo davanti.

Non è più il momento di “rompere”, di essere “disruptive” e di andare sempre più veloci, ma di fermarsi e riflettere. Se trasformeremo le case, le auto, le città, gli ospedali, i luoghi di lavoro e di consumo in “scatole nere”, saremo in grado di attingere alla più grande riserva di capacità di risoluzione di problemi per fare le domande giuste? La risposta è una sola: se utilizzeremo l’intelligenza artificiale solo per vendere un paio di scarpe in più, non solo avremo sprecato la straordinaria opportunità di capire di più il mondo, ma avremo commesso l’errore di adattare il nostro mondo all’ambiente operativo di una macchina, e non viceversa. E il costo per scelte non fatte o fatte male sarà altissimo.

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