La conferenza sul tema, organizzata da IDC a Milano a fine settembre, ha fatto il punto sul fenomeno, identificando tra l’altro le tre modalità principali con cui le aziende stanno approcciando la trasformazione digitale
I numeri sono da capogiro. Ma che la digital transformation sia un fenomeno ormai dirompente, in tutti i sensi, è sotto gli occhi di tutti. Infatti, in base alle più recenti previsioni di spesa rilasciate da IDC, gli investimenti in tecnologie per la digital transformation supereranno a livello mondiale i 1.200 miliardi di dollari solo quest’anno, e cresceranno fino a oltre 2.000 miliardi nel 2020, cioè nell’arco dei prossimi tre anni. È solo una delle indicazioni emerse a fine settembre a Milano, nel corso della IDC Digital Transformation Conference 2017. Con un titolo che era tutto un programma, ovvero “Trasformarsi o scomparire: competere nell’economia digitale”, lo specialista in ricerche sul mercato dell’ICT ha chiamato a raccolta alcuni dei principali vendor, come, tra gli altri, Data4, Fujitsu, HP, Infinidat e Suse, oltre al CIO della società che organizza il Tour de France, che è da tempo il terzo evento sportivo mondiale, e agli analisti di IDC, che hanno provveduto a illustrare quali best practice stanno segnando la strada dell’innovazione digitale e quali competenze dovranno maturare i CIO per governare al meglio la trasformazione.
Trasformare i modelli operativi
Analizzando i contorni del fenomeno trasformazione digitale in apertura di lavori, Sergio Patano, Senior Research and Consulting Manager di IDC Italia, ha fatto notare come più della metà della spesa in tecnologie di digital transformation è destinata nel 2017 alla trasformazione dei modelli operativi. Si tratta in sostanza di interventi tecnologici mirati a rendere i processi aziendali più efficienti e innovativi facendo leva su un ecosistema digitale di prodotti, servizi, asset, risorse umane e partner. La seconda maggiore area di investimento evidenziata da IDC riguarda nel 2017 le tecnologie rivolte alla trasformazione dell’esperienza utente, cioè la ben nota customer experience, spesso indicata come CX. In questo caso, l’innovazione riguarda il modo in cui i clienti, i partner, i dipendenti e gli oggetti interagiranno tra loro e con i prodotti e i servizi creati per rispondere a esigenze sempre più personalizzate.
Tre tipologie di innovatori digitali
Fotografando invece le modalità con cui le aziende stanno attualmente approcciando la trasformazione digitale, IDC ha individuato tre tipologie di innovatori digitali: i digital transformer, i technology optimizer e i technology disruptor. I primi, cioè i digital transformer, indicano le aziende all’avanguardia nella trasformazione digitale: per questo gruppo, digital transformation significa trasformare il business e creare nuovi modi di trarne vantaggio. Si tratta, secondo IDC, di una strategia che richiede tempo e forti capacità di gestione, in quanto coinvolge l’intera organizzazione e tutti i processi aziendali. Dal lato opposto rispetto a quello dei digital transformer, si situano invece i technology optimizer, gruppo costituito dalle aziende che vedono la digital transformation come un’occasione per modernizzare l’IT e i processi di business, con un’attenzione specifica alla razionalizzazione dei costi e all’automazione delle procedure. Caratterizzata da una rapida attuazione, questa filosofia sposta l’accento più su un approccio tattico volto soprattutto a rendere più efficiente ciò che è già presente in azienda. Infine, si arriva al gruppo dei technology disruptor, per i quali la trasformazione digitale significa soprattutto tecnologia che apre nuovi spazi di mercato e crea opportunità di crescita su larga scala. Per questo gruppo di aziende, il focus principale è sul come la tecnologia può guidare il business, invece che sul come il business può essere trasformato dalla tecnologia. Secondo IDC, anche questo modello può avere una rapida implementazione, e non a caso spesso queste aziende sono startup, il che garantisce competitività elevata, ma anche un rischio elevato, in quanto non prevede piani alternativi in caso di insuccesso.