Caricheremo lo smartphone con il sangue

I ricercatori dell’Università Fudan in Cina hanno scoperto come ricavare energia dal flusso sanguigno. Una tecnologia che rivoluzionerà i dispositivi auto-alimentati

Probabilmente non arriveremo al punto di attaccare il cavo USB di Tipo-C alle vene ma ci andremo molto vicino. Grazie a uno studio dell’Università Fudan in Cina, è stata creata una piccola batteria che può assorbire energia dal flusso sanguigno che circola dentro ognuno di noi. Ciò è reso possibile dall’utilizzo di una fibra composta da nonotubi in carbonio, che hanno la qualità di essere elettroattivi. Questo vuol dire che, una volta immessi in un liquido, in maniera simile all’acqua, hanno la capacità di cogliere il movimento delle particelle per la creazione di energia, da sfruttare per potenziare un certo tipo di apparecchi. L’esperimento è stato svolto all’interno di un liquido che imita il sangue e il suo corso naturale. Non è dunque l’essenza della vita corporea ad alimentare la batteria ma semplicemente il suo flusso costante e continuativo.

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Come l’idroelettrico

Ciò a cui i ricercatori si sono ispirati è il concetto di idroelettrico, la tecnologia che usa l’acqua per far girare una turbina e ottenere elettricità. Proprio come quest’ultima, il cosiddetto nanogeneratore fluido in fibra (FFNG) può rappresentare una fonte di energia rinnovabile e sempre disponibile. Come detto, difficilmente si arriverà a ricaricare uno smartphone con tale metodo ma la medicina potrebbe avvantaggiarsi concretamente della tecnica. In che senso? Tanti dispositivi elettrici oggi inseriti nel corpo umano sono dotati di una batteria a lunga durata ma che prima o poi va sostituita. Con l’invenzione di Fudan invece non ci sarebbe bisogno di alcun ricambio ma solo di una manutenzione periodica preventiva.

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