Venture capital di donne per le donne

Donne e tecnologia, oltre il 70 per cento sottolinea la fatica ad avere un riconoscimento economico

L’industria dei venture capital fa i conti con la modernità. Un nuovo fondo venture fondato da donne per le startup guidate da donne

“I’m a creep. I’m sorry”. (“Sono un verme. Mi dispiace”). È il titolo di un post del blog di David McClure, il fondatore della famosissima “500 Startups”, pubblicato dopo che decine di donne imprenditrici della Silicon Valley lo hanno accusato di molestie sessuali. È davvero così? Sì. Gli imprenditori – startupper – sono quasi tutti uomini e negli stessi VC sono ancora pochissime le donne nei ruoli di comando. «L’80 per cento delle startup sostenute dai venture capital sono completamente guidate e fondate da uomini» – afferma Chip Hazard di Flybridge. Ma qualcosa sembra stia cambiando. Il 12 luglio 2017, è stato lanciato XFactor Ventures, un fondo di pre-seed, con nove fondatrici di sesso femminile: l’obiettivo è investire tre milioni di euro in 30 imprese esclusivamente guidate da donne. “And drive to build the next billion dollar company”. Ovviamente. XFactor Ventures, subito dopo l’annuncio, è stato immediatamente promosso dai fondatori di alcune tra le startup di maggiore successo. Per Reid Hoffman, cofondatore di LinkedIn, bisogna dare una ripulita all’intero settore del venture capital internazionale, ma per Claudia Iannazzo, partner di AlphaPrime Ventures, la strada è ancora molto lunga e sia le imprese che i venture capital devono definire dei chiari obiettivi di assunzione di donne e, soprattutto, sostenere il loro sviluppo. La notizia ha fatto il giro del mondo nel giro di poche ore ma non è ancora stata tradotta in lingua italiana. Tornando in Italia, solo qualche settimana fa, Paola Bonomo è stata premiata come Business Angel dell’anno da parte di Club Investitori per l’investimento a favore della società AdEspresso.

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L’ex manager di Ebay, Vodafone e Facebook è tra le donne più influenti nel panorama tecnologico internazionale e ha rilasciato una sua riflessione riguardo lo scandalo McClure e l’avvio di XFactor Ventures: «In uno scenario ideale le nuove imprese verrebbero valutate dagli investitori senza riguardo al genere o all’etnia dei fondatori, un po’ come i concertisti sono selezionati dalle orchestre in audizioni “al buio”, suonando il loro strumento dietro una tenda. Ma nel mondo del venture capital non si sono trovati analoghi meccanismi per rimuovere il bias di chi prende le decisioni; anzi, il processo di selezione è intrinsecamente viziato, al punto che persino le domande poste alle imprenditrici, come ha mostrato un recente studio, sono diverse da quelle poste agli imprenditori. L’omofilia negli investment committee risulta in un vantaggio di posizione, non giustificato da altre condizioni, per gli uomini che si raccolgono capitali per la loro impresa. A fronte di questo stato delle cose, ben vengano iniziative come XFactor Ventures: anche se il fondo è piccolo (solo 3 milioni di dollari), sarà gestito da nove imprenditrici che collettivamente hanno raccolto 150 milioni di dollari per le loro aziende, e che sapranno certamente raccogliere un fondo più grande se questo primo fondo si dimostrerà di successo».

IL RUOLO DELLE DONNE NEL VENTURE CAPITAL

Raffaele Mauro, managing director di Endeavor in Italia, aggiunge che «il ruolo delle donne nel venture capital diventerà sempre più importante. Si tratta di un settore che opera a cavallo tra finanza e tecnologia e che fino a poco fa, sia in Italia che all’estero, è stato profondamente chiuso nei confronti del talento femminile. Oggi, la situazione sta cambiando, ci sono sempre più donne di grande talento come analisti e investment manager, sebbene ancora troppo poche in posizioni di leadership come quella di managing partner. È una sfida che deve essere vinta: i fondi di venture capital sono organizzazioni che sopravvivono sulla base della loro capacità di effettuare scommesse intelligenti sul futuro e, pertanto, tagliare fuori una quota importante della capacità cognitiva e relazionale umana non può che rivelarsi una scelta stupida nel lungo periodo. È inoltre dimostrato empiricamente che le imprese che hanno donne in posizioni di leadership, ad esempio nei CdA, generano migliori performance. L’industria del venture capital, per evolvere a fronte della mutazione della società e della tecnologia, non potrà essere fuori da questa dinamica. È fondamentale la creazione di ambienti di lavoro inclusivi e di role model, donne di successo, che possa ispirare le persone più giovani che si avvicinano a questo percorso di carriera». Restando in Italia, le donne si laureano prima e con una votazione più alta rispetto ai colleghi maschi e questo accade in tutte le discipline. Secondo i dati di AlmaLaurea, nonostante le donne siano più preparate e con un curriculum più vasto, le differenze occupazionali diminuiscono di circa 7 punti percentuali rispetto agli uomini. E la stessa cosa accade nel mondo delle startup. Solo una su 10 è guidata da donne. Il “Fattore X” è ancora lontano.

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IL VALORE AGGIUNTO DELLE DONNE

Chi invece nel “Fattore X” ( XFactor Ventures ) ci crede è Chip Hazard di Flybridge, che riconosce il valore aggiunto che le donne possono apportare nel settore, sebbene la misoginia rappresenti spesso un problema rilevante con il quale la società civile deve confrontarsi quotidianamente. I vantaggi derivanti dalla nuova centralità attribuita alle donne consentirebbe a diversi founding teams di avere una migliore prospettiva sulle opportunità di mercato, al fine di individuare e commercializzare i prodotti per il più ampio pubblico possibile. Inoltre essi assumeranno migliori decisioni e saranno più efficaci nell’attirare e mantenere talenti. Tutto ciò porterà a rendimenti superiori agli investimenti anche perché: «Le partner femminili hanno maggiori probabilità di sostenere le startup fondate da donne. Le fondatrici di maggior successo diventeranno partner di XFactor Ventures per sostenere il modello». È luglio e a Washington ci sono oltre 30 gradi. La deputata del Congresso degli Stati Uniti, Jackie Speier, crea l’hashtag #SleevelessFriday e posta su Twitter una foto di gruppo di colleghe vestite con abiti senza maniche e di colori diversi. La foto fa il giro del mondo e diventa l’argomento topic di internet. Al Congresso, infatti, è vietato a chiunque ci lavori di indossare abiti senza maniche e le scarpe aperte a punta. Paul Ryan, lo speaker della Camera, interviene garantendo la modifica delle leggi oramai superate. I venture capital si nutrono di innovazione e la rendono fruibile a tutti nel presente. Ma fa riflettere il fatto che siano ancora organizzati come strutture piramidali, “maschili”, prossime all’obsolescenza. XFactor Ventures è l’esempio che il mondo dei VC cambia continuamente e assume forme sempre più orizzontali. Le potenzialità – ancora non del tutto espresse – dell’imprenditoria femminile si realizzano così concretamente. Ma siamo ancora agli inizi perché l’obiettivo di XFactor Ventures è quello di crescere più del mercato. Non è facile. Ma neppure impossibile. Con pazienza e tenacia, il femminile modifica le vecchie regole. Modernizzandole.

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