La scarsa informazione e una sottostima dei rischi espongono gli utenti al pericolo di furto d’identità, truffe e diffusione dei dati sensibili
Passi avanti in Italia e in Europa in ottica di smart city e smart citizen. Per rendere semplice l’accesso al web ai cittadini da metà giugno l’Unione Europea ha abolito i costi del roaming dati. In Italia, invece, il ministero dello Sviluppo Economico e dei Beni Culturali, e l’Agenzia per l’Italia Digitale hanno realizzato e resa attiva da metà luglio WiFi Italia, un’app per dispositivi mobili che garantisce una copertura di rete gratuita di cui fanno parte le reti di proprietà pubblica – in particolare nei luoghi turistici e culturali – uniformando livelli di sicurezza, tutela dei dati di navigazione e privacy e soprattutto un’unica modalità di accesso condivisa fra tutte le reti Wi-Fi pubbliche e private. Al di là delle false partenze e dei margini di miglioramento, torna in auge così, il tema della sicurezza dei propri dati. Se ne parla nel Wi-Fi Risk Report di Symantec, un documento che ha permesso di indagare le abitudini, le consapevolezze e i rischi incorsi da oltre 15mila cittadini di 15 paesi nel mondo riguardo l’utilizzo del Wi-Fi libero, pubblico o privato.
Il report svela che il 70% degli italiani continua a preferire l’uso della rete Wi-Fi pubblica, quando possibile. Un’abitudine, questa, che influenza anche le scelte relative alle prenotazioni di appartamenti, alberghi in vacanza, bar o ristoranti: il 74% è infatti condizionato nella scelta di un posto dalla presenza della rete, possibilmente efficiente e gratuito. Una ricerca condotta da Purple su un campione di 2540 persone rivela che una delle operazioni più comuni è controllare la posta, che riguarda l’87% degli intervistati: il 27% usa il Wi-Fi pubblico per portare avanti compiti di ufficio, accedendo alla cloud aziendale, e addirittura il 17% effettua operazioni bancarie, pagamenti, bonifici. Senza domandarsi se queste reti offrano o no livelli minimi di sicurezza e tutela per chi le utilizza. L’intangibilità del digitale, la poca informazione riguardo al funzionamento e alle caratteristiche del Wi-Fi pubblico, e una sottostima dei rischi da violazione della privacy, espongono gli utenti al pericolo di furto d’identità, truffe e diffusione dei dati sensibili. La maggior parte degli intervistati dichiara infatti di ignorare o sottovalutare la sicurezza delle reti che usano. Purtroppo, è la quasi totalità degli intervistati (87% a livello globale, 89% in Italia) a mettere potenzialmente a rischio dati e informazioni personali. Quindi? Come durante un incontro con sconosciuti non riveleremmo mai dati personali, allo stesso modo dobbiamo approcciare la connessione a una rete pubblica, adottando le dovute precauzioni. È fondamentale sapere che gli hacker possono approfittare sia di reti non sicure sia di siti non sicuri.
Per controllare che i siti siano sicuri, ovvero crittografati, bisogna badare che il sito in cui si sta navigando usi il protocollo HTTPS (Hypertext Transfer Protocol Secure) e non semplicemente HTTP, e che compaia il simbolo del lucchetto sulla destra della barra URL, a conferma che si tratta di sito web sicuro. In questo modo chi tentasse di spiare e leggere dati in una rete non riuscirà a ricevere informazioni comprensibili se queste sono scambiate con una connessione crittografata. Per i browser Chrome, Firefox e Opera è disponibile un add-on chiamato “HTTPS Everywhere” che abilita il HTTPS di default per centinaia di siti web, anche quelli che non prevedono questo protocollo autonomamente. Un’altra operazione minima consiste nell’abilitare un firewall e disattivare dalle impostazioni l’opzione di configurazione automatica del proxy per evitare possibili dirottamenti della connessione. Un altro modo per proteggersi in modo ancora più sicuro? Utilizzare una rete privata virtuale (VPN) che garantisce un “tunnel sicuro”, crittografando i dati inviati e ricevuti tra un dispositivo e internet.
Giulia Cattoni @urbanocreativo