L’ultima versione di Android dovrebbe raggiungere più dispositivi in un tempo minore, per allineare i top di gamma
Google ha le idee in chiaro in merito alla distribuzione di Android 8.0 Oreo. Il nuovo sistema operativo deve raggiungere più dispositivi possibili in un tempo minore di quanto fatto da Nougat, così da ridurre la frammentazione. Se l’OS di Mountain View per smartphone e tablet è il più utilizzato al mondo (con cifre intorno all’80%), è pur vero che in giro ci sono talmente tanti firmware da rendere difficoltoso un allineamento tra le versioni, rendendo così estremamente eterogeneo il panorama. Un male per chi si occupa di sicurezza e una manna per gli hacker, che possono sviluppare i loro tool per intrufolarsi nei device più datati, anche solo di qualche anno.
Gap con iOS
La poca omogeneizzazione è il gap principale con Apple e il suo iOS. Se la Mela può diffondere con maggiore armonia i suoi update è perché ha un numero limitato di dispositivi su cui intervenire ma anche un controllo diretto sulla produzione. Google conta invece una miriade di device differenti, ai quali arriva attraverso i brand che li realizzano, attivi nel personalizzare e adattare gli aggiornamenti alle loro interfacce (la ex TouchWiz di Samsung, la EMUI di Huawei, ecc.). Le principali compagnie si stanno mostrando, più del passato, disponibili a lavorare sodo e in fretta per il rilascio dei pacchetti aggiornati almeno per i top di gamma.
Se Samsung e LG ci arriveranno entro la fine dell’anno, Sony ha già la serie XZ1 su Oreo, Huawei si accinge a presentare un Mate 10 già nel futuro mentre Motorola ha avviato il rollout sui recenti Z2 Play, Z2 Force e anche famiglie minori, come X4 e G5. L’obiettivo è arrivare entro la prima metà del 2018 con una percentuale di oggetti dotati di Oreo superiore a quelli con Marshmallow, ancora determinante nel folto contesto Android. Di conseguenza usciranno dalla lista degli OS ancora in giro i più vecchi, tra cui Jelly Bean e Ice Cream Sandwich, diffusi soprattutto nei mercati emergenti.