I ministri dell’Economia di Francia, Spagna, Italia e Germania chiedono all’Unione Europea l’approvazione di una Web Tax che porrà fine alla tassazione favorevole per le multinazionali del web
Per anni i Paesi europei hanno cercato di imporre ai big della Silicon Valley una tassazione più consona all’enorme giro d’affari che queste aziende hanno nel Vecchio Continente. Multinazionali come Apple, Google, Amazon e Facebook hanno subito multe anche piuttosto pesanti a causa di un sistema nei fatti legittimo che gli consente di pagare imposte ridicole ma fino ad oggi non è stato possibile farlo crollare. Google ad esempio ha ricevuto una sanzione da 2,42 miliardi di euro mentre ad Apple è stata imposta una multa più ridotta. Nel weekend i quattro principali Paesi della zona euro (Germania, Francia, Italia e Spagna) hanno sostenuto insieme la creazione di una Web Tax che uniformerà la tassazione per i colossi del web statunitensi in tutta l’Unione Europea.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha affermato di aver firmato una dichiarazione congiunta per ottenere questo risultato e firmata anche da Bruno Le Maire, Wolfgang Schaeuble e Luis de Guindos, rispettivamente ministri dell’Economia di Francia, Germania e Spagna. La lettera è stata inviata al collega estone Toomas Toniste, che ricopre la presidenza di turno dell’Ecofin informale che si terrà il 15/16 settembre a Tallinn. L’Ue chiede quindi l'”equiparazione fiscale sul fatturato generato in Europa dalle compagnie digitali” in quanto, come sottolinea Padoan, la situazione attuale influisce negativamente “i principi di equità fiscale e la sostenibilità del modello economico e sociale del Continente”. La proposta è quella di imporre un’aliquota minima del 5% sul fatturato generato in Ue. Ciò si prevede che consentirebbe di ottenere entrate fiscali decisamente maggiori a quelle finora corrisposte da Google, Facebook, Amazon, Airbnb e Booking in Francia, Spagna, Germania e Italia.
Come è successo in passato, la nascita della Web Tax potrebbe però trovare un ostacolo non indifferente nei Paesi che hanno guadagnato dall’attuale sistema e che spesso sono finiti nel mirino della Commissione Ue come Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Cipro e Malta. Anche il presidente USA Donald Trump, che ha sempre sostenuto gli interessi delle multinazionali statunitensi all’estero, potrebbe cercare di fermare la stretta fiscale decisa da Bruxelles.