Datalogic, 45 anni di innovazione

Una nuova organizzazione focalizzata sui diversi mercati verticali per la società attiva nell’ambito dei codici a barre e nell’acquisizione automatica dei dati, che consolida ulteriormente la sua leadership mondiale

A cura di Luca de Piano

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È un altro dei campioni italiani che spesso il mondo ci invidia. Con sede nell’area bolognese e 45 anni di storia, Datalogic è specializzata nella progettazione e produzione di lettori di codici a barre, mobile computer, sensori per la rilevazione, misurazione e sicurezza, sistemi di visione e marcatura laser e mantiene da tempo posizioni di leadership a livello mondiale nei mercati dell’acquisizione automatica dei dati e dell’automazione dei processi. Lo fa con numeri in crescita che parlano di circa 2.700 dipendenti e un fatturato totale 2016 nell’ordine dei 575 milioni di euro, il 9 per cento del quale realizzato in Italia, a testimonianza di una presenza davvero globale che copre tutte le aree del mondo, con il 52 per cento dei ricavi in Europa, il 29 per cento in Nord America, il 12 per cento in Asia e il restante 7 per cento nelle rimanenti aree geografiche mondiali. Le soluzioni dell’azienda trovano impiego in numerose aree quali la grande distribuzione, per esempio con i lettori di codice a barre, anche portatili, che permettono di velocizzare la spesa, oppure nell’ambito della raccolta dati per gli inventari di magazzino. Ma anche per le società di logistica e trasporti, che possono utilizzare i lettori portatili per tracciare le consegne dei colli, oppure nell’ambito sanitario, per avere un controllo sempre puntuale e accurato della somministrazione dei medicinali ai pazienti.

Intuizioni vincenti

Per conoscere più da vicino la storia di Datalogic, Data Manager ha intervistato Romano Volta, presidente della società da lui fondata nel 1972, proprio muovendo dalla constatazione che nei primi anni Settanta c’era ancora scarsa automazione nella lavorazione degli imballaggi, già allora uno dei settori più fiorenti nell’area bolognese, non a caso tuttora identificata anche come “packaging valley”. «Cominciammo con l’applicazione dei primi controlli elettronici e ottici proprio nel processo di produzione delle scatole per imballaggio di tutti i tipi di prodotti» – ricorda l’Ing. Volta. Da lì, il passaggio al codice a barre, il famoso “bar code”, inventato nel 1948 da due studenti di ingegneria sulle spiagge della Florida, e brevettato nel 1952 dalla IBM. «Nei vent’anni di durata del brevetto, non furono trovati utilizzi industriali, finché il 26 giugno 1974, al supermercato Marsh di Troy, in Ohio, la cassiera Sharon Buchanan scansionò per la prima volta il codice a barre presente su un pacchetto di gomme da masticare Wringley, gusto Juicy Fruit». Quel “beep” fu il primo di un sistema di raccolta automatica dei dati ideato nella canonica di una parrocchia dall’Ing. Volta, oggi tuttora alla guida del Gruppo leader mondiale del settore. L’intuizione di Romano Volta fu quella di sviluppare un lettore manuale in grado di leggere i codici a barre, combinando elettronica, meccanica, ottica e informatica. «Quel pacchetto di gomme è oggi esposto al Museo Smithsonian di Washington. Da allora, ogni anno, vengono effettuate nel mondo decine di miliardi di transazioni attraverso la lettura di codici a barre» – prosegue Volta, spiegando che si tratta di un mezzo che consente di «raccogliere i dati in maniera rapida e affidabile, operando  in tempo reale in fabbrica, nei magazzini o nei negozi, solo per fare alcuni esempi». Il successo dei lettori di codice a barre è dovuto anche al suo essere «praticamente a costo zero, in quanto basta solo stamparlo direttamente sul packaging» – fa notare Volta.

Ricerca e innovazione

Oggi, Datalogic deriva i due terzi circa del proprio fatturato dall’area dei codici a barre, dove è l’azienda leader globale. In tutto il mondo, le principali insegne commerciali utilizzano i prodotti dell’azienda, così come i più importanti aeroporti, corrieri postali e di spedizione, oltre alle principali aziende manifatturiere e ospedaliere. Ma, «nonostante la presenza mondiale e la quotazione in Borsa, avvenuta nel 2001 a Milano presso il segmento STAR, abbiamo sempre cercato di mantenere una dimensione familiare, soprattutto a livello di flessibilità proposta ai nostri clienti» – sottolinea Volta, evidenziando anche l’attenzione sempre prestata sull’innovazione: «Abbiamo al nostro attivo circa 1.200 brevetti, con una media di 35 nuovi brevetti che si aggiungono ogni anno, grazie anche al 10 per cento di fatturato che destiniamo ogni anno alla Ricerca & Sviluppo, cui sono dedicati quasi 500 nostri ingegneri ed esperti, dislocati in dieci centri di ricerca in tutto il mondo».

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Ottime prospettive

Investimenti che paiono ben indirizzati, visto che l’outlook nel settore dei codici a barre si preannuncia più che positivo. «L’evoluzione in atto mostra buone prospettive» – conferma Romano Volta, spiegando che «continuano a farsi strada sempre nuove esigenze di tracciabilità sia in relazione al fatto che oggi per legge è ancora più necessario raccogliere una grande quantità di dati durante tutte le fasi di gestione dei prodotti, come storia, provenienza, date di produzione e così via, sia per verificare la qualità dei prodotti stessi».

Focus sui mercati

È anche in relazione a questi nuovi scenari di mercato che dall’inizio di quest’anno Datalogic si è data una nuova struttura organizzativa, «frutto della strategia volta a passare all’essere organizzati per tipologia di clienti e non più per categoria di prodotto» – spiega a Data Manager Valentina Volta, CEO del Gruppo. Naturalmente, questo non significa diminuire l’attenzione sui prodotti di punta, bensì «capitalizzare il nostro vantaggio competitivo derivante anche dalla conoscenza approfondita dei mercati di riferimento, proprio per essere ancora più in grado di servirli al meglio» – prosegue Valentina Volta. La rinnovata focalizzazione di Datalogic si concentra dunque su quattro aree di mercato di riferimento: Retail, ovvero la Grande Distribuzione Organizzata, food e non food, e che attualmente “pesa” per il 50 per cento circa del fatturato; Manufacturing, ovvero il mondo del packaging, dell’automotive e dell’elettronica, che vale il 30 per cento del fatturato; Logistica e Trasporti, in cui sono inclusi aeroporti e corrieri, con il 15 per cento circa dei ricavi; e Sanità, la cui quota è del 5 per cento.

L’evoluzione dei segmenti

Più in dettaglio, il settore della Sanità è «in netta crescita grazie al nuovo team dedicato e a una gamma di prodotti innovativi, dotati di speciale plastica antimicrobica. Abbiamo così realizzato nel corso del primo trimestre di quest’anno una crescita del 75 per cento del fatturato di questo segmento» – fa notare Valentina Volta, figlia del fondatore, che dopo il Master ad Harvard e 10 anni di lavoro nel Gruppo Ferrero, ha assunto l’incarico di amministratore delegato del Gruppo di famiglia, riorganizzandone la struttura. «I segmenti Sanità, Manufacturing, Logistica e Trasporti sono quelli da cui ci aspettiamo una crescita maggiore per un bilanciamento della composizione del fatturato, ma anche per le prospettive di crescita importanti di queste “industries”: il Manufacturing guidato dalla robotica e dall’automazione dei processi, la Logistica spinta dall’e-commerce e la Sanità dall’attenzione alla sicurezza del paziente».

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Essere “customer driven”

Lo scopo della riorganizzazione è quello di essere in grado di «parlare la lingua del cliente e non solo quella dello specifico prodotto, in modo da poter proporre ai nostri clienti soluzioni più mirate e innovative, con una gamma di prodotti e soluzioni che porti vantaggi lungo l’intera catena del valore» – fa notare Valentina Volta. Ma non solo: «Oltre a essere fornitori di prodotti innovativi, intendiamo essere sempre più veri e propri consulenti dei nostri clienti, grazie alla nuova organizzazione del Customer Service che ci permette di essere “customer driven” e soprattutto “customer centric”, per consolidare e incrementare ulteriormente la nostra leadership riconosciuta» – conclude Valentina Volta.