Innovazione costante, performance, convenienza e customer experience assicurano al public cloud di OVH il primo posto in Europa nella classifica di Cloud Spectator
Quella di OVH, fondata diciotto anni fa da un giovane visionario franco-polacco, che aveva avviato un business di hosting registrazione di domini Internet nella sua sala prove musicale, è una storia di continua innovazione che ha saputo anticipare le evoluzioni del complesso mercato delle infrastrutture configurabili in modo dinamico. «Con l’avvento della trasformazione digitale, il cloud è la tecnologia che catalizza il maggiore interesse soprattutto con il paradigma dell’Infrastructure as a Service, il perno su cui ruota il cambiamento» – dice Dionigi Faccenda, sales & marketing director. OVH, sottolinea Faccenda, si è strutturata nel tempo per offrire un approccio consulenziale e applicare questo modello per implementare processi efficienti, lanciare nuovi servizi, misurarli, a beneficio di una customer experience sempre più a valore aggiunto.
Qualità garantita
«La customer experience rappresenta il punto di forza di aziende come OVH, digitale al cento per cento con modelli di vendita solo online e una contrattualistica valida per tutti i clienti, senza differenze». Grazie a una lunga e consolidata collaborazione con VMware, OVH fa leva sul software defined per realizzare un data center virtuale on demand che risponde in modo duttile alla richiesta di performance elevate, flessibilità e scalabilità, semplicità di migrazione: i fattori vincenti dei progetti hybrid cloud che sono ormai il fondamento delle aziende digitali. «Per essere competitive e innovative, le imprese devono ridurre il costo delle loro risorse IT» – avverte Faccenda. «Al contempo, devono aumentare la flessibilità e i data center virtuali di OVH sono la risposta migliore». In un contesto competitivo così complesso, tra host provider tradizionali, telco e cloud provider, quali sono i modelli di riferimento e i target di OVH? «La software defined infrastructure è destinata a un evidente predominio per le performance che riesce a garantire, oltretutto in una ottica analoga al private cloud» – afferma Faccenda. E qui OVH si sta imponendo rispetto ad altri concorrenti: poche settimane fa – secondo uno studio comparativo svolto da Cloud Spectator sulla base di 4 tipologie di server virtuali, performance e stabilità di CPU, spazio di storage e memoria – l’offerta OVH ha scalato la vetta, piazzandosi al primo posto per l’Europa e al secondo per il Nord America, superando molti concorrenti importanti, in riconoscimento di un cloud senza compromessi sul piano della qualità e sulla concorrenzialità delle tariffe.
Conformità ai regolamenti europei
Con il perfezionamento dell’acquisizione, proprio da VMware, della tecnologia e dei servizi di data center virtuale vCloud Air, OVH farà un ulteriore passo avanti anche in termini di semplicità della migrazione delle macchine virtuali verso ambienti di public e hybrid cloud. Un fattore competitivo importante, che viene incontro alla clientela storica di OVH, ancora molto forte nella PMI, ma che interessa in misura crescente anche le organizzazioni più grandi e dotate di skill interni. Per quanto automatizzato possa essere il provisioning di una infrastruttura definita via software, le competenze sono molto importanti e accedervi comporta difficoltà e spese. «Anche per questo – riprende Faccenda – abbiamo costruito una solida rete di partner e personalmente sto seguendo un programma mirato a reclutare, a livello europeo, system provider e managed service provider, che aiutino i nostri clienti nella progettazione e configurazione delle infrastrutture virtuali». A proposito di Europa e di assetto normativo, quanto conta la scelta di uno IaaS made in Europe? «La sensibilità nei confronti di provider europei sta crescendo» – risponde Faccenda, sottolineando l’importanza della iniziativa, lanciata proprio da OVH e da altri cloud provider, della certificazione Cloud Infrastructure Providers in Europe (CISPE), un bollino che certificherà i servizi impegnati a gestire i dati sensibili solo in Europa, in piena compliance con le regole attuali e future in materia di privacy e business continuity.
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