I velivoli più pesanti di 250 grammi (praticamente tutti) dovranno essere registrati. In Italia la regola vale solo per quelli a uso professionale
Il Regno Unito vuole regolarizzare l’uso dei droni tramite un registro nazionale. Una scelta logica e figlia dei nostri tempi se questi oggetti volanti stanno diventando sempre più alla portata dei consumatori. Si stima, secondo i dati forniti dall’ufficio britannico, che un mezzo da 400 grammi possa danneggiare seriamente gli elicotteri classici mentre uno da oltre 2 chili rappresenta un problema per i jet ad alta velocità. Nei cieli di Sua Maestà serve maggiore sicurezza, anche a fronte della paura del terrorismo e dunque il governo necessita di sapere a chi appartiene un particolare UAV. Anzi, più crescono i timori di un utilizzo dei droni da parte dei criminali e più le forze di polizia vogliono tenere una stima precisa di quelli in possesso dei cittadini, così da semplificare le procedure di controllo se e quando necessarie.
Come una targa
In un certo senso, è come se il Regno Unito volesse mettere una targa dietro ogni drone, per riconoscerlo ogni volta si trova in volo. L’idea è di far registrare tutti i mezzi superiori al peso di 250 grammi, in pratica tutti quelli commercializzati nelle catene e nei negozi specializzati, ad eccezione delle versioni mini, teoricamente meno pericolose dei fratelli maggiori. “Le nostre misure mirano a proteggere il pubblico senza limitare il potenziale dei droni – ha spiegato Lord Callanan, ministro dell’aviazione britannica – oltre che per il gioco, si tratta di apparecchi utilissimi alla logistica anche per operazioni di ricerca e salvataggio”. Non c’è una data per l’entrata in vigore della norma che richiede la registrazione, così come non vi è in Europa un paese che limiti l’uso dei prodotti consumer o almeno che tenti di contestualizzarli a livello legale. In Italia ad esempio, la registrazione vige solo per i droni professionali, seppur in via ufficiosa sul sito D-Flight.