We wear culture: scoprite perché indossiamo quel che indossiamo su Google Arts & Culture

Indossate dei jeans oggi? Nel vostro guardaroba avete un cravatta floreale o un abito nero? Ricordate quelle scarpe con la zeppa anni ’90? Tutti questi capi di abbigliamento hanno una cosa in comune: raccontano una storia, che talvolta attraversa centinaia di anni.

Oggi siamo felici di presentarvi “We wear culture“, un nuovo progetto su Google Arts & Culture che vi porterà a scoprire le storie dei vestiti che indossate.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

[ot-video type=”youtube” url=”https://www.youtube.com/watch?v=4U3yESDITwM”]

Più di 180 istituzioni culturali e della moda, scuole, archivi e altre organizzazioni provenienti da ogni parte del mondo, da New York a Londra, da Parigi a Tokyo, da San Paolo a Firenze e altre città, si sono riuniti per rendere tre millenni di moda a portata di mano su Google Arts & Culture. Da oggi è possibile navigare tra 30.000 oggetti e capi d’abbigliamento, passare in rassegna i cappelli per colore o le scarpe in base al periodo storico.

Immergetevi tra le 450 mostre digitali disponibili, dall’antica Via della Seta allo  stile feroce del movimento punk britannico, seguite l’evoluzione del denim dagli indumenti dei minatori  fino all’ high street e all’alta moda, o scoprite come la diva brasiliana Carmen Miranda ha creato le famose scarpe con la zeppa negli anni ’30. E se vi stavate chiedendo dove è nata la moda delle cravatte floreali… in un negozio di Londra al 5 di Carnaby Street.

Potete incontrare icone e trendsetter fra cui Coco Chanel, Cristóbal Balenciaga, Yves Saint Laurent o Vivienne Westwood. Le storie di quattro capi iconici che hanno cambiato la storia della moda tornano in vita attraverso video in VR (realtà virtuale) disponibili su YouTube o accessibili con un visore per la realtà virtuale:

Leggi anche:  Google penalizzerà sul motore di ricerca i siti che usano contenuti generati da IA

·         L’abito nero di Chanel da Parigi, in Francia (Musée des Arts Décoratifs 1925), che  ha cambiato radicalmente il codice di abbigliamento dell’indumento nero, rendendolo un pezzo esclusivo nell’armadio di ogni donna. (che ha reso accettabile per le donne indossare il nero in ogni occasione)

·         Gli stiletto di Marilyn Monroe di Salvatore Ferragamo da Firenze, in Italia (1950-60), i tacchi a spillo rosso scarlatto che sono divenuti espressione di legittimazione, successo e sensualità per le donne.

·         Maglia e gonna Comme des Garçons da Kyoto, in Giappone (1983), con cui Rei Kawakubo ha portato l’estetica e l’artigianato del design giapponese sul palcoscenico mondiale attraverso modelli radicali.

·         Il corsetto di Vivienne Westwood da Londra, nel Regno Unito (1990), che celebra l’interpretazione unica della stilista di uno degli abiti più controversi della storia.

[ot-video type=”youtube” url=”https://www.youtube.com/watch?v=ggVPZu6hxzc”]

C’è molto più stile di quanto si veda o si possa pensare. I produttori di bigiotteria, i calzolai, i produttori di uniformi, i camiciai, i gioiellieri, i tintori, ricamatori di pizzo, i produttori di borse e i produttori di manichini padroneggiano il loro mestiere artigiano per generazioni per trasformare bozzetti di design e sartoria in abiti da indossare.

Le immagini ad altissima risoluzione, scattate da Google Art Camera, vi consentono di ammirare la loro arte con dettagli mai visti, come il famoso soprabito da sera di Elsa Schiaparelli, un disegno surrealista diventato abito. Esplorate i macchinari  che tengono in vita  una delle più grandi industrie del mondo e incontrano le comunità costruite sul fashion, come l’Avani Society in India. Entrate all’interno della più grande collezione di costumi al mondo del Metropolitan Museum of Art’s Costume Institute Conservation Laboratory  grazie a un video in 360 gradi e scoprite come preservare il loro mestiere per le generazioni future.

Leggi anche:  Reply AI Film Festival: annunciati i vincitori della prima edizione

In Italia immergetevi nel racconto delle creazioni che Salvatore Ferragamo ha pensato per le più famose icone di Hollywood, approfondite le storie delle sorelle Fontana, le tre sorelle che hanno definito la storia della moda italiana. Scoprite come nasce l’iconico abito Delphos di Mariano Fortuny e navigate tra immagini e testi che raccontano i “viaggi” di Gianfranco Ferré in India e in Cina, Paesi da lui conosciuti e amati, le cui culture hanno giocato un ruolo decisivo nella definizione del suo stile. Visitate  Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945 – 1968 la mostra ospitata dal MAXXI di Roma che nel 2014 attraverso la lente privilegiata della moda, ha proposto un ritratto della cultura italiana in un momento di creatività straordinaria.

Non è tutto, le collezioni di Palazzo Madama vi permetteranno di fare un viaggio tra i 350 capi tra abiti, cappelli, borse, guanti, colletti e sciarpe in merletto e scoprire il dietro le quinte del restauro di una preziosa veste da camera maschile settecentesca, il Banyan. Infine, i contenuti del Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi vi porteranno intorno al mondo in un viaggio attraverso nove calzature originali e insolite.

Per raccontare le storie dei vostri armadi, abbiamo lavorato con la star di YouTube Ingrid Nilsen. Quindi la prossima volta, prima di nascondervi sotto la vostra felpa o indossare un paio di jeans strappati, andate sul nostro canale YouTube per analizzare il vostro look prima di uscire di casa.

La collezione è online da oggi su g.co/wewearculture e sull’app mobile di Google Arts & Culture per  iOS e Android. Cliccate e vedrete che la moda è stata cucita nel tessuto delle nostre società. Indossiamo la storia, indossiamo l’arte e il mestiere.  We wear culture.

Leggi anche:  Gli Usa approvano un disegno di legge per limitare il potere dei broker “dei dati”

Kate Lauterbach, Program Manager, Google Arts & Culture