Petya, individuato da ESET il primo punto di contagio

Un dispositivo su due è stato colpito dal malware data-stealing Redline

Le statistiche di ESET hanno rilevato un’infezione al 10% per l’Italia, preceduta solo dall’Ucraina

I ricercatori di ESET, il più il più grande produttore di software per la sicurezza digitale dell’Unione europea, hanno individuato il punto da cui si è diffusa la nuova epidemia causata da Petya: i cyber criminali hanno compromesso con successo il software di contabilità M.E.Doc utilizzato in molte aziende in Ucraina tra cui istituzioni finanziarie, aeroporti e metropolitane. Molte di queste hanno eseguito un aggiornamento di M.E.Doc compromesso dal malware, che ha permesso ai cyber criminali di lanciare ieri pomeriggio la massiccia campagna di ransomware che si è poi diffusa in tutto il mondo. Secondo le statistiche di ESET, l’Italia – con il 10% delle rilevazioni – è il secondo paese attualmente più colpito dall’infezione, preceduto solo dall’Ucraina (78%). Segue Israele con il 5%, Serbia con il 2% poi Romania, Stati Uniti, Lituania e Ungheria con l’1% delle rilevazioni.

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Individuato dai ricercatori di ESET con il nome di Win32/Diskcoder.C Trojan, questo ransomware è in grado di bloccare l’intero sistema operativo Windows criptando la tabella MFT del filesystem NTFS e chiedendo un riscatto di 300 dollari in Bitcoin.

Petya utilizza per la diffusione una combinazione dell’exploit SMB (EternalBlue) utilizzato da WannaCry per ottenere l’accesso ad una rete, per poi diffondersi all’interno di questa attraverso PsExec. Probabilmente questa combinazione pericolosa è la ragione della diffusione globale e rapida di Petya, anche dopo che il recente caso di Wannacry ha portato alla correzione della maggior parte delle vulnerabilità. I computer non aggiornati sono però ancora attaccabili e ne basta uno perché Petya entri all’interno della rete e ne contagi altri.

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