O almeno ci proverà, grazie a una nuova tecnologia in grado di riconoscere un attacco di cuore. A quel punto motore spento e chiamata dei soccorsi
Come abbiamo spesso ripetuto, la tecnologia ha un compito fondamentale: rendere la vita delle persone più semplice e sicura. Seppur si tratti di assunti non sempre posti come pilastri del business odierno, c’è chi prova a studiare soluzioni dotate di un grande appeal hi-tech ma non prive di quell’utilità capace di rendere un prodotto essenziale, oltre che interessante. Stiamo parlando di Toyota, da tempo impegnata nel campo della guida autonoma. Prima ancora di presentare al mondo un modello senziente, la compagnia vuole assicurarsi che anche i veicoli classici facciano un salto nel futuro, in quanto a salvaguardia di piloti e passeggeri. Per questo, assieme all’Università del Michigan, sta sviluppando un sistema in grado di riconoscere quando un guidatore sta avvertendo un attacco di cuore, così da fermare il mezzo ed evitare incidenti con le altre vetture.
Come funziona
Al momento non esiste una strada applicativa unica per giungere al fine che si è imposta Toyota. Le vie percorribili sono diverse. Una è di inserire sensori in parti dell’auto, come cinture e specchietti, che riescano a monitorare il ritmo cardiaco e i cambiamenti nelle espressioni delle persone, per cercare di minimizzare gli effetti esterni di un attacco. Oppure un hardware che possa distinguere il battito al netto delle interferenze che vi sono nel veicolo, causate anche dalla presenza di moduli Bluetooth e GPS. L’obiettivo è quello di ridurre la velocità del mezzo, accostare dove possibile e fermarsi, in attesa dei soccorsi. Anzi, Toyota vuole anche semplificare l’arrivo delle ambulanze, integrando nel sistema di rilevamento un modulo SOS che invii un segnale con la propria posizione in caso di emergenza. Alcune di queste tecnologie esistono sono già, non resta che metterle in comunicazione con un centro di controllo avanzato, un algoritmo intelligente in grado di salvarci la vita, da presentare (stando al costruttore) entro il 2020.