Diverse aziende tech hanno acconsentito alla richiesta della Russia di revisionare il codice sorgente dei software importati nel paese per paura dello spionaggio occidentale
Una sconfitta ma anche un modo per continuare a vendere in un mercato ampio come quello russo. Diverse compagnie tech, tra cui IBM, Cisco e SAP, hanno acconsentito alla richiesta del governo di Mosca di concedere l’accesso al codice sorgente dei loro prodotti prima che questi vengano introdotti nel paese. Il fine? Assicurarsi che all’interno dei programmi non vi siano malware o stranezze tali da permettere campagne di cyberspionaggio, ai danni del gigante continentale. Nei giorni scorsi, le autorità russe avevano chiesto alle multinazionali di lasciar analizzare i prodotti importati per ottenere il via libera alla commercializzazione, altrimenti sarebbe scattato un ban per i singoli casi.
Cosa succede adesso
Sebbene qualcuno si sia rifiutato di concedere l’accesso alle sorgenti dei software, come Symantec, molte realtà internazionali hanno pensato bene di non precludersi la possibilità di fare business in Russia, un mercato difficoltoso e alquanto chiuso ma pur sempre ampio e ricco di opportunità. In realtà, lo stesso governo degli Stati Uniti aveva avvisato le compagnie USA di far attenzione nel scendere a patti con il nemico, visto il rischio che l’analisi dei programmi nasconda la volontà di carpirne bug e vulnerabilità, da sfruttare per spiare i connazionali. Dal canto loro, IBM, Cisco, SAP e tutte le altre hanno rassicurato i più preoccupati, affermando come l’accordo prevede solo una review del codice, sotto la supervisione diretta degli sviluppatori, così da evitare alterazioni o copie non autorizzate.