PRES, il futuro dell’iperconvergenza

Le innovative soluzioni iperconvergenti, ovvero le architetture in cui elaborazione, storage, networking e virtualizzazione sono gestiti da un unico sistema di gestione centralizzato, si stanno rapidamente evolvendo.

In un primo tempo – come spiega Cosimo Rizzo, sales engineering manager PRES e Cisco CCIE – erano caratterizzate da un uso ristretto ad ambiti specifici di utilizzo, quali ad esempio le infrastrutture per virtual desktop (VDI) e gli ambienti di test e sviluppo software; ora stanno diventando una soluzione primaria per l’infrastruttura dei data center.

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«Molti sono i segnali che confermano questa tendenza, dai recenti annunci dei principali supplier sia in termini di acquisizioni che di novità di prodotto, alle concrete esperienze di aziende e organizzazioni che hanno già sperimentato tali soluzioni e che si apprestano a migrare una più vasta gamma di workload sulle infrastrutture iperconvergenti, avendone verificato i vantaggi».

Un esempio di novità – continua Cosimo Rizzo – è costituito dal recente annuncio di Cisco che propone la versione 2.0 della sua soluzione, Hyperflex, che prevede nodi all flash e connettività a 40Gbps.

«Questa elevata capacità in termini di storage e di prestazioni offre un migliore supporto per la gestione dei dati e per le applicazioni I/O intensive, consentendo di estendere la soluzione anche a workload come database e applicazioni sensibili ai ritardi. Il costante sviluppo della tecnologia iperconvergente – mette in evidenza Rizzo – oltre a renderla più stabile e matura, consente di ottenere a pieno i benefici che la contraddistinguono, come l’efficienza, la flessibilità e la velocità. Molte aziende sono ancora caratterizzate dall’uso di strumenti a se stanti e da procedure manuali. Le soluzioni iperconvergenti
sono progettate per adattarsi alle attuali esigenze di business aziendali e la loro adozione può consentire all’IT di essere molto più allineato con le altre funzioni aziendali e di spostare l’attenzione sui “servizi”, grazie all’adozione di un modello cloud-like e software-defined, in grado di semplificare, uniformare e minimizzare i problemi di compatibilità».

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