L’Hathor Plectrum Quartet firma la copertina musicale del #WeChangeIT Forum di Data Manager

L’innovazione per cambiare “musica”, strumenti antichi, pensieri nuovi

Hathor Plectrum Quartet«Vogliamo puntare sul talento, la passione, la cultura. Uscire dagli stereotipi e raccontare in positivo la trasformazione digitale» è questo il messaggio di fondo della copertina musicale del #WeChangeIT Forum, firmata dall’Hathor Plectrum Quartet.

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Ma invece di ispirarci al jazz e a João Gilberto, uno dei maestri della bossa nova, abbiamo deciso di farci ispirare dall’eccellenza delle scuole italiane di liuteria di fine Ottocento e inizi Novecento e dal repertorio della nostra tradizione musicale, mettendo insieme alto e basso, antico e moderno, il ritmo delle tarantella di Giacchino Rossini con l’Hallelujah di Leonard Cohen, perché abbiamo bisogno di affermazioni forti e di visioni coraggiose per riempire di senso la trasformazione epocale che stiamo attraversando» spiega Loris Bellè, direttore responsabile di Data Manager.

«All’improvvisazione jazz abbiamo preferito il metodo rigoroso dello studio della partitura, non per “suonare solo le note necessarie”, ma per riscoprire la pulizia del suono, la bellezza del gesto musicale e la capacità di sperimentare. Per questo siamo orgogliosi che Hathor Plectrum Quartet abbia deciso di firmare la copertina musicale di #WeChangeIT Forum».

Nell’era della società iperconnessa, il rumore di fondo dei nostri giorni confonde le parole da ascoltare e capire. «Ancora una volta, si tratta di riavviare il «sistema operativo» del Paese, partendo dalle fondamenta. Ma questa volta occorre cambiare “musica”, passando dalle parole all’impegno concreto, superando le tante contraddizioni che tengono il Paese con il freno tirato. L’innovazione non è un punto di arrivo, ma un percorso, che richiede studio, passione e confronto continuo, come tra i componenti di una stessa orchestra».

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La libertà di fare e di essere detta regole nuove. La trasformazione digitale richiede istinto, pretende tecnica, reclama coraggio, ma soprattutto esige cultura. Perché la grande sfida della trasformazione si basa sulla capacità di distinguere, di non confondere le cose e di non credere che tutto sia semplice, facile, veloce e prevedibile.

L’HPQ è formato da Antonio Schiavone (mandolino), Roberto Bascià (mandolino), Fulvio S. D’Abramo (mandòla) e Vito Mannarini (chitarra), diplomati presso il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari. Sempre alla ricerca di inedite sperimentazioni musicali, il quartetto nasce nel 2009, con l’intento di eseguire il ricco repertorio originale per strumenti a plettro e non, attraverso una ricerca timbrica in grado di coniugare la cristallina sonorità degli strumenti alla capacità di innovare i registri musicali.

Dopo i concerti in Brasile, Argentina, Cina, Corea, Pakistan, Turchia, Turkmenistan, Kazakistan, Germania, Spagna, Africa, nei prossimi mesi l’HPQ è atteso in Arabia Saudita, Stati Uniti e Bulgaria. In Italia, hanno collaborato con Patty Pravo e Antonella Ruggero.

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