La Valley al primo posto, l’Europa segue

Analisi comparativa delle differenze operative e strutturali tra il mondo del venture capital in Europa e in America. Perché gli USA stanno sempre davanti a noi?

Si tratta di una storia che inevitabilmente si ripete con lo stesso esito. Per quanto cerchiamo di essere volenterosi, il traguardo viene sempre tagliato dal gigante americano. Quello che accade di sovente è che la Silicon Valley apre la strada, assume il ruolo di pioniere e l’Europa rimane sempre qualche metro più indietro, tentando di seguire pedissequamente il tracciato battuto ma rimanendo sempre qualche metro più indietro. Che si tratti di fintech a Londra, e-commerce a Berlino o pubblicità tecnologica a Parigi, negli ultimi dieci anni, l’Europa ha assistito alla progressiva maturazione di un elevato numero di centri di startup, determinando un incoraggiamento nei confronti degli imprenditori desiderosi di avviare il proprio business facendo un salto nel buio pur di rimanere fedeli ai propri ideali.

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Quali sono le cause della differenza?

Innanzitutto, si deve rilevare come, pur essendo uguale agli Stati Uniti in termini di PIL e popolazione, l’Europa si trovi ancora molto indietro in termini di investimenti nel capitale di rischio. Se si guarda qualche numero, la differenza è da subito lampante. Nel 2015, i VC hanno investito nel capitale di rischio in una misura superiore di ben 5,4 volte rispetto agli investimenti effettuati dai VC europei. In aggiunta, si deve ricordare che negli ultimi due anni il numero degli investimenti conclusi da parte dei VC statunitensi è riuscito addirittura a triplicare il numero di investimenti avutosi in Europa. Tra i fattori che hanno contribuito a favorire il mercato statunitense, si deve poi sicuramente menzionare la possibilità di usufruire di un mercato per lo più omogeneo.

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Infatti, è evidente che negli Stati Uniti con una popolazione di ben 307 milioni che in genere parla la stessa lingua, utilizza la stessa moneta, e condivide la stessa cultura, gli imprenditori possono godere di un mercato molto più omogeneo cui fare appello. Di conseguenza, ogni qual volta vi sia il lancio di un prodotto o di un brevetto, quest’ultimo avrà sicuramente una maggiore possibilità di ottenere ricavi sufficienti per crescere e prosperare. Proseguendo, sembra opportuno segnalare che, stando ai dati risultanti da un’analisi della Target Global, effettuata sulla base delle informazioni rese disponibili a partire dal 2013, 2014 e 2015, sono prevalentemente da ravvisarsi nell’incapacità dei venture capital europei di essere presenti con il loro supporto nella fase di sviluppo delle startup, nonché nella diversa propensione al rischio. Infatti, si deve tenere in considerazione come la percentuale di crescita dei tirocini intermedi e finali sia significativamente più elevata negli Stati Uniti che in Europa. Negli ultimi anni si è registrata una caduta dei round di serie B che rappresentano circa il 19% delle offerte di private equity negli Stati Uniti e solo l’11% in Europa. I VC europei soffrono, pertanto, di un significativo gap concernente i round di serie B, in quanto molti investimenti iniziali non riescono a raggiungere la fase di crescita e sviluppo intermedia.

E’ colpa delle startup?

Non può escludersi che molte volte siano le stesse startup a essere non adeguate o all’altezza dell’investimento iniziale, ovvero a non riuscire a raggiungere una fase di vera e propria continuità aziendale, al fine di poter arrivare al finanziamento del round successivo. Ma sarebbe fin troppo facile dare la colpa soltanto all’incapacità delle startup. Ciò che occorre è anche un cambiamento degli indirizzi strategici nel modus operandi dei VC e nella definizione delle loro politiche di indirizzo. Infatti, la maggior parte dei fondi di VC in Europa è talmente concentrata sull’esigenza di reperire risorse nella fase iniziale di avviamento del business, che arriva al punto di perdere di vista la necessità da parte delle startup di avere fondi di sostegno anche nella fase intermedia. E così molte startup muoiono senza che nessuno se ne accorga. Secondo il report annuale di PitchBook, la maggior parte dei fondi comunitari negli ultimi anni aveva risorse inferiori ai 50 milioni di euro, e tale scarsa disponibilità di risorse ha limitato ulteriormente la loro capacità di essere coinvolti nei round di serie B. In sostanza, l’incapacità dei VC europei nella raccolta di fondi sufficienti per garantire la crescita delle startup sta causando un divario tra i round di serie A e quelli di serie B che allo stesso tempo si traduce anche in una drastica riduzione dei fondi disponibili. A causa del limitato ammontare di finanziamento nella fase di late stage, le società europee sono costrette a tagliare la crescita e ridurre i costi al fine di potersi mantenere redditizie. Nel frattempo, la controparte statunitense continua a investire le proprie consistenti risorse in prodotti e vendite, riuscendo così a dominare il mercato. Questo divario pone in capo agli investitori europei una maggiore responsabilità nell’esercizio della loro attività al fine di poter colmare la disparità presente nel mercato. Soltanto quando i fondi saranno in grado di supportare le società anche nella fase di sviluppo vero e proprio, potranno vantare a proprio favore credenziali maggiori per poter competere con i VC americani. In aggiunta, come anticipato sopra, non si può trascurare la diversità della propensione al rischio negli Stati Uniti e in Europa.

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L’Europa deve rimettersi in gioco

In un’analisi dell’Economist di un po’ di tempo fa, ma pur sempre attuale, si legge che “in Europa, avviare una società ha sempre portato maggiori rischi che benefici. In America, il fallimento è per una startup un distintivo di onore. In Europa, significa morte professionale”. In pratica, si tratta di una diversa attitudine al rischio che non riguarda solo gli imprenditori ma anche i consumatori, in quanto questi ultimi in America sono più propensi a sperimentare nuovi prodotti e servizi. Molti consumatori europei tendono invece ancora a rifuggire dallo shopping online perché hanno paura che le proprie informazioni di pagamento possano essere intercettate da terze parti. Da ultimo, si deve tenere conto dell’impossibilità per gli imprenditori di ottenere risultati efficienti in assenza di una vasta gamma di soggetti che li sostengano, siano essi VC, avvocati, società di PR, media, e così via. Le startup hanno bisogno di aiuto e di supporto in tutte le fasi del loro avanzamento. E il sostegno che possono ricevere in Europa dai venture capital è del tutto marginale e di poco conto rispetto al supporto e al sostegno che vengono continuamente forniti negli USA. L’Europa deve quindi rimettersi in gioco e recuperare una posizione da attaccante. Non possiamo più permetterci il lusso di rimanere sulla difensiva. Occorre certamente un cambio di direzione al fine di poter uscire da tale situazione di impasse. Occorrerà dunque svegliarsi e prendere atto della necessità di uscire da dietro le quinte e assumere un ruolo di protagonista nella scena imprenditoriale europea.