Il printing tridimensionale non è certo una novità nel settore manifatturiero ma quello della multinazionale tedesca è il primo progetto rivolto alla massa
Ci siamo, la stampa 3D è diventata mainstream. No, non parliamo dei dispositivi per realizzare oggetti fai-da-te (quelli sono già popolari) ma della diffusione, su larga scala, di prodotti costruiti quasi completamente con il 3D printing. Dopo i progetti di piccole aziende e compagnie indipendenti è Adidas la multinazionale a introdurre pesantemente nei suoi laboratori il processo manifatturiero di nuova generazione, che consente non solo di ottenere elementi personalizzati in tempi minori ma anche prototipi a basso costo, così da migliorare la produzione a ridosso del lancio. Come sappiamo, la staticità e la mancanza di flessibilità dei metodi industriali odierni rappresentano un ostacolo all’innovazione, mentre la stampa tridimensionale è realmente un passo in avanti in favore di strategie di business diverse.
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Parliamo allora di Adidas e delle sue Futurecraft 4D, le prime scarpe della compagnia tedesca nate da una stampante 3D. Il progetto, frutto della collaborazione con Carbon 3D, si basa sulla cosiddetta Continuous Liquid Interface Production, che sfrutta la luce ultravioletta per il processo di realizzazione. Il vantaggio di tale tecnologia è che permette un approccio adatto all’industrializzazione delle sneakers anche se in futuro la personalizzazione sarà maggiore. I clienti potranno scegliere praticamente ogni aspetto delle loro calzature, non solo colori ed elementi preimpostati come avviene per lo store digitale di Nike, ma pure particolari unici e scelti direttamente dai navigatori, magari caricando da sé i file online per la stampa (attenendosi ai requisiti del produttore ovviamente. Le Adidas Futurecraft 4D arriveranno in 5.000 esemplari entro l’estate mentre per la fine del 2018 saranno 100.000 le paia prodotte.