Roboetica, l’Umanesimo che terrà a bada i robot

Cattoni Giulia_Urbano Creativo

Mady Delvaux porta al Parlamento europeo il tema dell’intelligenza artificiale parlando di etica e letteratura per introdurre il tema giuridico della personalità elettronica

Mady Delvaux ha studiato lettere a Parigi, è diventata insegnante liceale per poi impegnarsi in politica a Lussemburgo. È diventata ministro dei trasporti e poi dell’educazione e nel 2014 è approdata al Parlamento europeo, portando una ventata di aria sicuramente innovativa, ma soprattutto umanistica.
Mady Delvaux ha scosso l’Europa, facendo riflettere sulle conseguenze dell’incipiente quarta rivoluzione industriale: lo sviluppo delle tecnologie che l’ultimo decennio ha imposto è da affrontare prima di tutto da un punto di vista etico e giuridico. Per tutta l’estate e tutto l’autunno, la Commissione per gli Affari Legali è stata quindi impegnata nella scrittura di un documento, il report “Civil Law Rules on Robotics“, per dare una direzione alle questioni in materia di intelligenza artificiale del prossimo futuro. Le sfide sono riassumibili in quattro punti: la personalità giuridica dei robot, la responsabilità per eventuali danni, le possibili dipendenze emotive degli esseri umani rispetto ai robot con una intelligenza ad apprendimento autonomo, e la problematica della disoccupazione umana come conseguenza alla robotizzazione.

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L’intento consiste nel raggiungimento di una normativa di carattere tecnologico uniforme tra gli stati dell’UE per creare un quadro etico comune, e prevedere, gestire ed evitare derive pericolose nell’evoluzione della comunità robotica. La risoluzione è stata approvata dal Parlamento europeo il 12 gennaio 2017 scorso, con raccomandazioni alla Commissione europea concernenti norme di diritto civile sulla robotica. Da quel momento, sono scattati i novanta giorni di tempo per la Commissione UE per proporre una normativa adeguata. D’altronde non possiamo permetterci di attendere ancora a lungo: urge un quadro giuridico valido e solido che da una parte favorisca lo sviluppo delle tecnologie, ma che dall’altra garantisca che i robot restino in ogni caso e per sempre al servizio del genere umano.

Il comparto dei robot industriali ha stabilito un nuovo record nel 2015: in tutto il mondo il numero di unità vendute ha superato per la prima volta la soglia delle 240mila unità determinando un incremento delle vendite dell’8% (dati IFR, International Federation of Robotics). I benefici per l’industria e per la gestione dei flussi sono sostanziali, in termini di efficienza, di velocità nell’esecuzione dei compiti assegnati e di risparmio economico. Ma sull’altro piatto della bilancia esistono ripercussioni potenzialmente devastanti: come si trasformerà il mondo dell’occupazione? Come si potrà garantire la sostenibilità e il funzionamento dei sistemi di una rivoluzione industriale che toccherà progressivamente, ma in modo inarrestabile, tutti gli strati sociali? È già in tutte le nostre case grazie a Google Assistant, o a Siri e Cortana. Nel documento redatto dal team di Mady Delvaux, si illustrano le preoccupazioni che questo avanzamento suscita. È quindi al vaglio dell’UE la possibilità di introdurre la “personalità elettronica”, un nuovo status giuridico per robot – più o meno – umanoidi. E qui si entra in un nuovo campo che unisce scienza, tecnologia e cultura letteraria: le norme ipotizzate prendono infatti spunto dalle tre leggi postulate nei romanzi di Isaac Asimov, il padre della Fantascienza. È arrivato prima l’uovo o prima la gallina? Difficile dirlo. Sicuramente, è altrettanto difficile definire con esattezza il confine che separa la scienza giuridica – in questo caso – dalla visione di un biochimico nato a Petroviči, in Russia, capace di influenzare la storia con i suoi romanzi. Appare sempre più chiaro che gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, e delle tecnologie affini e a supporto, non potranno prescindere da solide basi focalizzate sugli aspetti etici, umanistici e umani.

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Giulia Cattoni @urbanocreativo