Circola voce che Qualcomm abbia impedito a Samsung di vendere i chip Exynos a terzi tramite l’uso illecito di un brevetto ma il produttore rimanda al mittente ogni accusa
Nel corso degli anni Samsung ha cercato di liberarsi dalla dipendenza dalle aziende terze per la fornitura delle componenti necessarie ai suoi dispositivi. L’azienda coreana ha quindi iniziato a produrre da sé parti essenziali come schermi, batterie e soprattutto processori. Il colosso dell’elettronica, che ha svelato ufficialmente l’assistente vocale Bixby, ha dimostrato in più di un’occasione che i suoi SoC Exynos possono competere con prodotti di fascia alta come gli Snapdragon di Qualcomm o i prodotti di Mediatek ma in molti si sono chiesti perché si limiti a utilizzarli sulla linea Galaxy e non li venda anche ad altre aziende. A quanto pare questa strategia sarebbe stata dettata da un comportamento illecito proprio di Qualcomm.
In Rete è emerso un rapporto in cui si afferma che il produttore di San Diego avrebbe abusato di una licenza riguardante un brevetto standard per la realizzazione di processori e in questo modo avrebbe impedito a Samsung la vendita a terzi dei chip Exynos per addirittura 25 anni. Questa pratica sarebbe emersa durante un procedimento in cui Qualcomm è coinvolta per abuso di posizione dominante. Stando alle voci che circolano sul web, la Fair Trade Commission non ha ancora emesso alcuna sentenza di colpevolezza nei confronti della società statunitense ma questa potrebbe rischiare una multa di circa 873 milioni di dollari. Ieri Qualcomm ha voluto smentire categoricamente ogni accusa tramite un suo portavoce che ha sottolineato che il produttore “non ha mai impedito a Samsung di vendere chip a terzi, e nemmeno gli accordi stretti tra le parti lo prevedono. Qualsiasi dichiarazione contraria è completamente falsa”.