Dopo il caso Geofeedia il social network ha introdotto una nuova policy con cui ammonisce gli sviluppatori sulla raccolta di informazioni sensibili
Non un limite tecnico ma “etico”. Con le sue più recenti norme sull’utilizzo da parte degli sviluppatori, Facebook ha intenzione di evitare un altro caso Geofeedia, chiedendo agli stessi di non usare i dati degli iscritti per facilitare azioni di spionaggio e monitoraggio. Nel 2016, l’applicazione che permette di incrociare i post dei navigatori social con la loro localizzazione, era stata accusata, giustamente, per aver collaborato con le forze di polizia americane, a seguito degli scontri di protesta a Baltimora, diffusi poi anche in altre zone del paese. Geofeedia, grazie all’accesso alle specifiche API, poteva ottenere informazioni peculiari sugli utenti di Facebook ma anche di Twitter e Instagram, quando la sua piattaforma veniva connessa con quelle dei big per mappare “socialmente” gli amici. La presentazione dei contenuti sotto forma di mappa poteva sembrare molto carina agli utilizzatori, ma era soprattutto utile agli agenti federali che potevano sfruttarla come dato di valore per le loro indagini, così da mettere in relazione attori ed eventi sul territorio.
Mai più un caso simile
Dopo l’accusa della ACLU, che aveva divulgato l’esistenza dell’accordo tra Geofeedia e la polizia, Facebook, Twitter e Instagram avevano chiuso i rubinetti delle API alla compagnia, ponendo fine a un business davvero deplorevole. Zuckerberg vuole evitare il ripresentarsi di un caso del genere e lo ha fatto rilasciando nuove norme sull’utilizzo dei dati da parte degli sviluppatori, negando a questi ultimi di raccogliere informazioni da passare poi agli organi di controllo o finalizzate alla realizzazione di app a scopo di spionaggio a uso interno. Non si tratta di un limite tecnico ma etico, non siamo cioè dinanzi all’impossibilità di accedere alle sorgenti informative, essenziali per certi tipi di organizzazioni (pensiamo a quelle che si appoggiano sul Safety Check), ma all’invito a non agire in maniera duplice, con il rischio di mettere in cattiva luce tutto l’operato del network, più che mai a lavoro per ristabilire il proprio ideale di trasparenza.