In Snam, il processo di IT innovation ha l’obiettivo di facilitare l’individuazione delle tecnologie in grado di avere impatto significativo sul business. La nostra organizzazione IT si articola in tre aree di responsabilità, quella delle soluzioni applicative, quella delle soluzioni infrastrutturali e quella di governance e sicurezza.
Negli ultimi anni, abbiamo lavorato sulla convergenza di sette data center in uno solo, sul disaster recovery, sulla business continuity, sull’application transformation e ci siamo impegnati molto per portare al 90 per cento la virtualizzazione dei sistemi. L’IT deve fare sempre i conti con le strategie che possono cambiare. L’infrastruttura da un lato è un fattore abilitante e dall’altro ha un forte impatto sui costi di gestione in modo da liberare risorse per fare innovazione applicativa. Il primo punto sulla lista delle cose da fare è stato di prendere atto di quello che accadeva in azienda, controllando e monitorando tutti i processi. Abbiamo puntato sulla costruzione di un ecosistema strutturato per mettere ordine e definire il perimetro dell’organizzazione. Come CIO, ho sempre creduto che portare valore alle persone significa portare valore all’azienda. Il cambiamento è parte del processo di innovazione e bisogna combattere molte resistenze. La motivazione crea le condizioni giuste. L’IT deve riprendere un ruolo di leadership nella definizione della strategia, dialogando alla pari con il business. In Snam, la digital transformation ha portato a un innalzamento del ruolo di guida dell’IT.
L’innovazione non è un fatto isolato né tantomeno episodico, coinvolge tutta l’organizzazione e ci ha portato ad aprire canali di dialogo con l’esterno. In particolare con i nostri fornitori e l’universo delle startup. L’outsourcing dell’IT vale il 93 per cento della nostra spesa IT con più di cento fornitori, che abbiamo voluto coinvolgere come partner nel percorso di innovazione. All’inizio, è stato un dialogo difficile e pochi hanno compreso quello che volevamo fare. L’altro canale è quello delle startup. Per organizzazioni complesse come la nostra, non è stato semplice aprirsi all’esterno, non solo perché a volte il linguaggio utilizzato è differente, ma anche per le differenze di velocità, procurement e modalità di messa a terra delle applicazioni. Su 50 startup ne abbiamo contrattualizzate solo quattro: due in modo diretto e due attraverso i nostri fornitori. Per la prossima fase, abbiamo deciso di capovolgere il meccanismo di chiamata, invitando le startup a immedesimarsi nelle nostre esigenze, per proporre soluzioni innovative.
Nel mondo enterprise, le applicazioni digitali funzionano solo se fortemente integrate con i tradizionali sistemi legacy. Con il 95 per cento della spesa IT esterna, l’IT aziendale si occupava più di contratti, che di guidare l’innovazione. Risvegliare la voglia di essere parte del cambiamento è un passo molto importante. I CIO saranno sempre più chiamati a giocare un ruolo cruciale in una fase di rivoluzione digitale. La velocità dell’innovazione supera la capacità di molte aziende di adattarsi al cambiamento. In questo scenario, l’IT avrà un ruolo sempre più di regia, con il CIO, sempre più orchestratore di soluzioni. Indipendentemente dal settore industriale, i nuovi prodotti e servizi saranno sempre più “IT Intensive”: le competenze tecniche rimarranno dunque centrali, così come la conoscenza del business per dare concretezza alle opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. In azienda, la spinta all’innovazione deve arrivare dal punto più alto possibile. Ma la collaborazione è il vero fattore chiave di cambiamento.
Gloria Gazzano, direttore ICT del gruppo SNAM