Il sistema di sicurezza gode adesso del lavoro di una AI migliore che è in grado di dire se un utente è reale o solo un bot senza dare nell’occhio
Tutti odiamo i CAPTCHA (Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart) perché sono stupidi e ci fanno perdere tempo. Spesso le letterine e i numeri al loro interno sono talmente nascoste e confuse che non riusciamo a digitarle correttamente, aumentando il senso di disprezzo per una metodologia vecchia e superata. Google se ne era accorta nel 2014, quando aveva lanciato i reCAPTCHA, un sistema in grado di riconoscere le attività sul sito specifico di un utente per ipotizzare la sua essenza umana o artificiale e chiedere di inserire testi alfanumerici solo in alcuni casi. Adesso una possibilità del genere viene eliminata dal tutto, grazie all’utilizzo di un’Intelligenza Artificiale più avanzata.
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Cosa succede
Chiamato “motore avanzato di analisi del rischio”, il software fa dimenticare per sempre i box di verifica, attraverso quello che di fatto è un reCAPTCHA invisibile e integrato all’interno della piattaforma (può essere richiamato tramite una API Javascript) che lavora in background senza dare nell’occhio. Ciò vuol dire che i navigatori non si imbatteranno più, almeno nei siti supportati, nei famosi check, tranne il caso in cui il portale individui traffico sospetto, ma anche qui gli sviluppatori potranno affinare lo strumento, per renderlo ancora più preciso e funzionale. Allo stato attuale dunque è possibile scegliere due alternative per il proprio progetto: reCAPTCHA V2 e Invisible reCAPTCHA. Il primo è una versione migliorata di quello lanciato nel 2014, che include il box singolo da cliccare per validare “Non sono un robot”; il secondo è la declinazione di ultima generazione che nei prossimi anni sostituirà tutte le esistenti. Era ora.