Non siamo ancora entrati nell’era dell’informatica quantistica eppure c’è già chi sta sperimentando la generazione successiva fatta di molecole “vive”
Il computer quantistico, già realtà grazie al D-Wave, permette di svolgere operazioni complesse migliaia di volte più velocemente dei sistemi attuali. Sembra un punto di arrivo fondamentale per la storia dell’informatica eppure siamo già andati oltre. Alcuni scienziati dell’Università di Manchester hanno infatti realizzato un dispositivo basato su una sequenza di DNA, l’acido desossiribonucleico nel quale sono scritte le essenze della vita di uomini e animali (ma anche piante e microrganismi). Per quale ragione dovremmo usare una macchina composta da molecole del genere, che sono anche dentro il nostro corpo? Semplice, perché un computer del genere sarebbe in grado di replicare il proprio codice per effettuare milioni di calcoli contemporaneamente, a differenza di quanto possano fare le controparti in silicio e in qubit.
Ma è ancora presto
I computer attuali usano un numero predefinito di processori, utili a compiere certi tipi di operazioni. Un sistema composto da molecole di DNA può invece sfruttare la riproduzione delle cellule per dar seguito a problemi complessi, che richiedono uno sforzo computazionale maggiore. Nella pratica, se una macchina fatta di DNA si accorge di non poter risolvere un quesito, può decidere di impiegarci più tempo con le risorse a disposizione oppure di replicarne un numero illimitato di volte, per giungere prima alla conclusione. Gli stessi scienziati sarebbero in grado di spingere questo sistema di duplicazione intervenendo sul device, in una sorta di potenziamento indotto. “Immaginiamo che un computer sia alla ricerca dell’uscita da un labirinto e a un certo punto si imbatta in un bivio, destra o sinistra – ha spiegato il professor Ross D. King, che ha guidato il team mancuniano – gli artefatti classici devono prima scegliere il percorso e poi seguirlo ma quelli fatti da DNA possono intraprendere entrambe le strade, replicandosi e percorrendole tutte nello stesso momento”.
Tutto più semplice
E’ chiaro che in questo modo anche le scelte più complicate diventano più accessibili perché avremmo dinanzi agli occhi sempre un chiaro risultato di tutte le conseguenze derivanti da una decisione. In ambito scientifico, medico ma anche di business si tratta di un passo in avanti fondamentale verso il pieno controllo di contesti talvolta impossibili da decifrare in tempi ragionevoli. Il computer fatto di DNA è stato proposto per la prima volta nel 1994 dal matematico Leonard Adleman e riproposto nel 2002 da alcuni ricercatori del Weizmann Institute of Science di Rehovot che nel 2004 hanno annunciato la costruzione di un computer specifico, in grado di diagnosticare l’attività cancerosa all’interno di una cellula, con il fine di rilasciare il farmaco per la cura in automatico, a seconda dell’evoluzione della malattia.