Il Dipartimento di Giustizia USA ha confermato i dubbi circa i mandanti del breach che ha coinvolto 500 milioni di utenti in tutto il mondo
I dubbi, mai come in questo caso, erano reali. Chi aveva “ordinato” la massiva intrusione a Yahoo nel 2014, quella che aveva permesso agli hacker di ottenere i dati di circa 500 milioni di utenti? Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti è arrivato a una, probabile, conclusione: i russi. Stando alle indagini della polizia infatti, i servizi di Intelligence di Mosca avrebbero “protetto, diretto, facilitato e pagato” alcuni individui per bucare i sistemi di sicurezza della multinazionale americana, che solo due anni dopo ha comunicato una delle più grandi violazioni digitali della storia, di certo la maggiore se unita a quelle che hanno coinvolto sempre Yahoo sin dal 2012.
Cosa è successo
Sono due le persone individuate dal Dipartimento USA, che farebbero parte della FSB, l’agenzia informatica del paese, a essere state indicate come facilitatori dell’azione di hacking ai danni di Yahoo. Si tratta della prima volta in cui Washington accusa formalmente membri del governo russo, in quella che si prospetta come una nuova guerra fredda che nemmeno le intenzioni pro-Mosca di Trump potranno sciogliere facilmente. I due ufficiali sarebbero entrati in contatto con un paio di cybercriminali “invogliandoli” ad agire per violare il portale: uno è Alexsey Belan, russo che è inserito nella lista dey criminali cyber più ricercati, l’altro è Karim Baratov, con cittadinanza canadese e arrestato qualche giorno fa. “Non ci sono sconti per chi si comporta in questo modo” – ha detto durante una conferenza il vice procuratore generale McCord, ricordando come le accuse mosse contro la Russia includono la frode telematica, il furto di segreti commerciali e lo spionaggio a scopo economico.