Non si tratta di un rebrand ma solo della volontà di incontrare meglio le necessità dei turisti orientali, per allargare il mercato
Se per noi occidentali Airbnb è una parola piuttosto semplice da pronunciare, i cinesi sembrano avere più difficoltà. Ed è per questo che la startup ha deciso di cambiare nome in Cina, diventando爱彼迎. In realtà, i caratteri in lingua non sono altro che la simbologia tradotta di Aibiying, che in cinese vuol dire “benvenuti con affetto”. Oltre alle strategie di marketing legate al naming, quello che c’è di vero è che Airbnb ha avviato un percorso di affermazione in Asia con una serie di iniziative che dovrebbero permetterle di incrementare gli introiti ed estendersi sempre più sul vasto territorio che fa capo a Pechino. Non a caso ha triplicato la forza lavoro e ha portato anche a Shangai il programma Trips, con cui offre tour cittadini ed esperienze esclusive, sponsorizzate dagli abitanti del luogo.
Mercato in divenire
Non è un segreto che quello cinese sia un mercato appetibile per le nuove compagnie digitali, soprattutto quelle che offrono viaggi e servizi turistici, che da queste parti sono nelle mani di realtà autoctone. C’è ad esempio Tujia, con un database di oltre 430.000 attività e partnership importanti come quella con Ctrip, tra i principali service provider del paese. Airbnb, o meglio Aibiying, ha un elenco decisamente ridotto, pari a circa 80.000 fornitori, in pratica cinque volte minore del più diretto concorrente; crescere è dunque una necessità fondamentale per cercare di porsi come vettore riconosciuto dai cittadini locali. In generale è di circa 1,5 miliardi di dollari il mercato dell’affitto di immobili a scopo vacanze in Cina, un settore in crescita che la società di San Francisco non vuole lasciarsi scappare.