Analisi del processo evolutivo dei venture capital negli ultimi dieci anni: passaggio dalla fase di early stage alla fase del round finale
Il 2016 è ormai alle spalle e il nuovo anno sembra profilarsi con numerose novità. Il panorama dei venture capital è cambiato notevolmente rispetto al passato e continua a evolversi incessantemente. Occorre quindi fare un passo indietro e spostare le lancette all’incirca intorno a dieci anni fa per capire l’evoluzione del mercato del capitale di rischio. Nel 2006, la media dei finanziamenti dei primi round si aggirava per lo più intorno a 600mila dollari. Un decennio più tardi, questa media ha raggiunto il picco di 2,2 milioni. Attualmente, nell’era dei mega-round, delle megavalutazioni e degli over-finanziamenti, sta diventando sempre più frequente e comune per le startup la tendenza di raccogliere non uno, ma più cicli di finanziamenti.
Cosa c’è alla base di tale fenomeno? E cosa significa tutto ciò per i prossimi finanziamenti del 2017? Prima di tutto, bisogna prendere atto di come si stia verificando un progressivo frazionamento dei finanziamenti in cicli sempre più numerosi. Sembra che si stia diffondendo una tendenza volta a ridurre sempre di più i singoli round di finanziamento al di sotto dei 500mila euro. Prima del 2005, le startup seguivano un percorso differente. Tutto cominciava solitamente presentando un’idea alla famiglia e agli amici. Una volta sentito il parere delle persone comuni, si passava alle due principali fonti di capitale: business angels e VC.
In sostanza, si poteva ottenere il finanziamento di un’idea prima ancora che questa fosse lanciata sul mercato. Il finanziamento era considerato quale meccanismo propulsore della diffusione del prodotto sul mercato, il primo passo per alimentare la crescita. La bolla tecnologica, con lo sviluppo di Internet, ha determinato un cambiamento generale. Improvvisamente le startup sono cresciute più velocemente, diventando ancora più rapide del capitale di rischio, sperimentando via via diverse realtà economiche in un sistema caratterizzato da fondi istituzionali sempre più grandi. Il repentino sviluppo di venture capital di maggiori dimensioni ha contribuito a sviluppare una tendenza nel mercato del capitale di rischio volta a ricercare nelle startup una maggiore aderenza ai bisogni del mercato e una più ferma solidità nelle fondamenta delle imprese. L’obiettivo dei venture capital si è presto tramutato nello scopo di garantire una diffusione globale delle idee incarnate dalle startup. Pertanto, i cicli di finanziamento sono diventati sempre più numerosi. Tuttavia, questo processo ha contribuito gradualmente alla realizzazione di una progressiva saturazione del mercato.
IL FRAZIONAMENTO DEI FINANZIAMENTI
Intorno al 2005, l’imprenditorialità si è imposta quale vera e propria nuova moda. È aumentata la domanda di capitale di avviamento e sono aumentate le startup. Nel 2005, è stato lanciato Y Combinator seguito poi da Techstars. Nel 2008, sono stati istituiti 16 acceleratori che nel 2015 sono diventati 170, con una crescita in media del 50% su base annua. Tale numero, però, non tiene conto dei programmi di sviluppo dell’imprenditoria, delle sovvenzioni di avvio, e degli hedge fund. Con un simile ventaglio di opportunità, le startup hanno avuto accesso a una vasta scala di finanziamenti di avviamento da diverse tipologie di investitori, ognuno con differenti criteri e obiettivi di investimento, che hanno fatto da spinta ai successivi round di finanziamento.
Oggi, non è raro per le startup di passare attraverso numerosi pre-seed e piccoli round di finanziamento da parte di più investitori prima di fare colpo su un grande VC. I venture capital, quindi, non sono più al primo turno. Vengono prima la famiglia, gli amici, i signoli investitori o i business angels. Si dà così avvio a un giro di finanziamenti che precedono il vero e proprio round anche se nessuna startup decide di fermarsi a un solo round. Il primo finanziamento diventa soltanto l’inizio di una lunga serie. Tuttavia, è stato proprio il frazionamento dei finanziamenti in più cicli a rendere ancora più difficile l’accesso ai grandi e tradizionali venture capital in quanto è aumentato il numero di startup con valutazioni troppo elevate o troppo basse.
PREVISIONI PER IL 2017
Secondo un’analisi di TechCrunch, pubblicata di recente, a partire dal 2014 si è registrato un aumento della richiesta di piccoli cicli di finanziamento tra le startup. Tutto ciò ha determinato la conseguenza di cicli sempre più di breve periodo e un ricorso sempre più frequente al mercato del capitale di rischio. Questa tendenza di moltiplicare i round di seed è destinata a continuare e renderà molto più difficile raccogliere round dai tradizionali venture capital. In parole povere, nel 2017 le startup potrebbero avere difficoltà a raccogliere finanziamenti tra i 750mila e il milione e mezzo di dollari, in quanto gli investitori si troveranno di fronte a valutazioni o troppo alte o troppo basse. Ad ogni modo, le premesse per il nuovo anno non sono così negative. Nonostante i venture capital abbiano abbandonato la fase di investimento di early stage, continuano a scommettere sulle imprese più promettenti.
Se si volge uno sguardo al futuro, il più grande motivo di ottimismo nel panorama del capitale di rischio nasce dal fatto che le imprese di venture non hanno pressione per la disponibilità di liquidità. Incoraggiate da parte di alcuni fondi di miliardi di dollari, ben 134 società di venture, nella prima metà del 2016 (come risulta dai dati di pitchbook pubblicati da TechCrunch), hanno chiuso fondi che ammontano intorno ai 22,5 miliardi di dollari.
Inoltre, l’Internet delle cose (IoT) e i big data sono alla guida di un numero esorbitante di offerte di fusione e acquisizione di cui ben 26 miliardi di dollari sono rappresentati dall’acquisizione di LinkedIn da parte di Microsoft e quasi 5 miliardi dall’acquisizione di Blue Coat Systems da parte di Symantec. Un panorama che fa quindi sperare bene per il nuovo anno. Se a tale contesto si aggiungono anche l’elezione di Donald Trump quale Presidente degli USA e il suo proposito di sostenere l’economia, riducendo ulteriormente le imposte, sembra che non manchino gli elementi per una progressiva espansione del mercato del capitale di rischio. Non solo. Sembra che vi siano tutti i presupposti per far sì che i venture capital tornino a investire nella fase di early stage.