L’indagine più recente, condotta dal portale per sviluppatori di Google, mette in evidenza la lenta adozione dell’ultimo OS nella versione 7.0 e 7.1
Il problema dell’estrema frammentazione di Android è conosciuto da tutti. Nell’era dei Google Pixel e Huawei P9, c’è ancora chi possiede uno smartphone o un tablet Gingerbread, con evidenti problemi di sicurezza. Certo, i dispositivi più datati sono quelli, probabilmente, attivi in zone del mondo meno propense alla spesa hi-tech, ma le incongruenze nel settore non mancano e vengono dilatate maggiormente dalla politica a doppio binario che lega Google ai singoli produttori. Non a caso, chi sceglie un device Pixel (come in passato i Nexus) lo fa anche per assicurarsi aggiornamenti costanti e periodici, che non devono sottostare alle logiche dei grandi brand. Destano non poche critiche comportamenti come quelli di Samsung, che ha rilasciato l’update a Nougat, per S7 e S7 edge, in due o tre paesi al mondo, lasciando tutti gli altri ancora a Marshmallow 6.0.1.
In vetta c’è Lollipop
Non sorprenderà dunque se tra tutte le versioni di Android ancora in circolazione sia ancora Lollipop (5.0 e 5.1) quella più diffusa, con una presenza del 32,9% a livello globale, tra smartphone e tablet. Marshmallow non è lontana, grazie a un 30,7%, un margine di vantaggio rassicurante nei confronti di KitKat che è al 21,9% e Jelly Bean staccata all’11,3%. La fetta di Nougat è destinata ad aumentare in primavera, quando i big metteranno in vendita i loro ultimi prodotti. Pensiamo al P10 di Huawei, al G6 di LG e ai successivi Galaxy S8 di Samsung. Probabilmente gli OS immediatamente precedenti ad Android 7 continueranno a perdere mentre servirà tempo ulteriore per vedere scomparire dal ranking gli ultimi della lista, perché soggetti a un tasso di cambio minore, in mercati con un grado di sostituzione più lento.