Una corte neozelandese ha sentenziato la possibilità che il fondatore di Megaupload venga trasferito negli USA con l’accusa di frode
Ora Kim Dotcom rischia grosso. L’imprenditore del web, che ha guadagnato un bel po’ di soldi con il successo di Megaupload e del successore Mega, potrebbe essere estradato negli Stati Uniti per fronteggiare un’accusa di frode, relativa proprio alla sua prima creatura, chiusa nel 2012 a seguito di un raid dell’FBI nell’appartamento neozelandese di Auckland. La corte della stessa città ha confermato la decisione già emessa da una corte inferiore nel 2015 su un totale di 13 capi d’accusa, tra cui cospirazione, racket, violazione del copyright, riciclaggio di denaro e frode telematica. La sentenza di due anni fa non era priva di dubbi, soprattutto su alcuni punti, che sembrano essersi schiariti d’un tratto, almeno per la Auckland High Court.
Valigie pronte
L’avvocato difensore di Kim Dotcom, Ron Mansfield, ha etichettato l’ultimo giudizio come “estremamente deludente”, annunciando che il suo cliente farà ricorso alla Corte d’Appello della Nuova Zelanda per fronteggiare il rischio di estradizione. Il giudice di Auckland, Murray Gilbert, ha infatti spiegato che, sebbene in Nuova Zelanda il crimine di violazione del diritto d’autore non preveda l’estradizione, questa può verificarsi nel caso di denuncia per frode, tra quelle affibbiate all’uomo di origine tedesca. Dotcom ha usato Twitter per far sentire la sua voce, dopo la notizia: “Non verrò estradato per il copyright, per me si tratta di una vittoria. Però potrei essere trasferito per un’altra legge, che qui nemmeno viene applicata”. Come lui, ci sono altri due co-accusati, Mathias Ortmann, Bram van der Kolk e Finn Batato, nel cui futuro c’è la medesima possibilità di giudizio oltreoceano.