Insicurezza via email: 1 messaggio su 5 nel 2016 conteneva ransomware

LockBit espande la sua portata e ora colpisce anche macOS

È la constatazione fatta dai Kaspersky Labs, che nell’ultimo report evidenziano la crescita della minaccia più temuta, che punta privati e aziende

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Il 20% di tutti i messaggi di posta inviati al mondo nel 2016 conteneva un codice ransomware. I dati, impressionanti, sono quelli pubblicati dall’ultima ricerca dei Kaspersky Labs che, guardando al 2017, non vedono spiragli di diminuzione della minaccia, tra le più temute da utenti privati e aziende. Il motivo? Semplice: tra tutte le aggressioni possibili, il ransomware è quella che consente ai criminali informatici di ottenere un guadagno immediato nel giro di poco tempo, puntando sulla necessità delle persone di tornare in possesso dei propri computer. Quando la vittima è un dipendente, la questione si fa ancora più facile, per paura che oltre al danno arrivi anche la beffa dei superiori, pronti a ricordare quanto sia sconveniente cliccare su link e documenti ricevuti via email da sconosciuti senza aver prima fatto una scansione con l’antivirus di fiducia.

Non solo ransom

Ma il lavoro dei Labs russi si è concentrato anche sull’evidenziare quanta spazzatura venga scambiata ogni giorno via posta elettronica. Si scopre così che il 50% del traffico email riguarda spam, che si tratti di prestazioni intime da parte di giovani ragazze o della richiesta di un vecchio parente che per ritirare l’eredità in Gran Bretagna o Nigeria ha prima bisogno di un prestito da parte nostra, peraltro senza aver nemmeno telefonato nel giorno dell’ultimo compleanno. “Nel 2016 abbiamo visto una variazione nel flusso di spam – spiegano – con l’aumento degli invii di massa contenenti ransomware. Una crescita simile è dovuta alla maggiore disponibilità sul mercato nero di pacchetti maligni ma anche della possibilità di prendere a noleggio botnet che inviino spam. Ma non solo: il trend è di sfruttare quello che viene definito “ransomware-as-a-service”, che consente all’utente che non conosce nemmeno una riga di codice di colpire chi vuole semplicemente sborsando il dovuto. Per questo nel 2017 le cose non cambieranno, visto che non ci sono elementi che facciano pensare a una diminuzione dello spam con finalità di violazione”.

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