Caso di omicidio: la polizia vuole i file di Amazon Echo

Lo speaker intelligente viene considerato una prova fondamentale di un’indagine partita nell’Arkansas, dove un uomo è stato ucciso in una vasca idromassaggio

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Ci ascoltano, rispondono, sono perennemente connessi in rete. Perché allora non utilizzare gli oggetti intelligenti per scoprire qualcosa in più sulla vita delle persone? Lo sanno gli hacker e lo cominciano a capire anche le forze di polizia che dopo il caso FBI-Apple ci riprovano con Amazon. Lo speaker Echo è infatti al centro di un caso di omicidio negli Stati Uniti, dove un uomo dell’Arkansas è stato trovato morto nella vasca idromassaggio a casa di un amico. Quest’ultimo, interrogato in prigione, ha negato il suo coinvolgimento, rendendo la situazione alquanto difficoltosa. Come fare?

Il ruolo di Echo

Da qui l’idea: spulciare i file audio memorizzati su Amazon Echo per capirci qualcosa in più, magari grazie a battibecchi, urla e quant’altro. A casa di James Bates infatti, l’accessorio già molto diffuso negli USA era presente e inconsapevole spettatore del delitto consumato alla fine del 2016. Amazon ha rifiutato di “aprire” il suo sistema in assenza di un valido motivo. Tecnicamente, lo speaker non memorizza perennemente quello che ascolta intorno a lui. L’attivazione dell’orecchio digitale avviene solo dopo aver pronunciato il suo nome, Alexa, e inviato un comando vocale. Tutto quello che accade prima e dopo (nell’arco di qualche secondo), non viene inviato ai server della compagnia ma cancellato. Eppure le forze dell’ordine vogliono tastare con mano la possibilità che il dispositivo abbia registrato alcuni spezzoni, magari perché tirato in ballo proprio dalla vittima.

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