Perché Google ha terminato Titan

Il volo dei droni che avrebbero dovuto connettere zone remote del mondo è finito nel peggiore dei modi con i dipendenti riassegnati ad altre divisioni

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Era il 2014 e Google rilevava la Titan Aerospace in una corsa che l’aveva vista competere con Facebook per l’acquisizione dell’azienda specializzata nella costruzione di droni. L’obiettivo? Concentrarsi sulla produzione di macchine volanti autonome che potessero portare la connessione alla rete in zone remote del pianeta e prive delle più basilari infrastrutture di comunicazione digitale. Un progetto sicuramente interessante sul quale Mountain View sembrava voler scommettere pesantemente. Più o meno nello stesso periodo, l’attuale compagnia di Alphabet annunciava Project Loon, un modo alternativo di far rimbalzare la connettività sulla terra, sfruttando palloni aerostatici in grado di valicare i confini nazionali ma anche quelli del digital divide. Per mesi i due programmi sono andati avanti separatamente, per poi finire sotto la stessa divisione X del colosso, quella che si occupa delle idee più innovative.

Razionalizzazione delle risorse

Nell’ottica di razionalizzare le risorse e ottimizzare gli sforzi, la multinazionale americana ha deciso di tenere in piedi solo Project Loon, terminando di fatto le operazioni di Titan. La scelta pare dettata dalla riorganizzazione di Google in Alphabet e dalla necessità di portare a casa risultati concreti nel breve periodo. Non a caso, rivedendo i più recenti dati trimestrali del gruppo, si scopre come i progetti sperimentali ricadano sotto la categoria “altre spese” che ha registrato perdite pari a 865 milioni di dollari. La volontà di connettere migliaia di persone che vivono in territori difficoltosi è sempre in piedi ma avverrà, almeno per il momento, solo attraverso i palloni statici, che dall’alto offriranno il collegamento, senza spostarsi costantemente da una parte all’altra del pianeta (con un rischio di caduta minore). A causa della cancellazione, il personale assegnato a Titan è stato spostato in altre aree, per lavorare a progetti ritenuti più fattibili.

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