I ricercatori dell’Universidad Carlo III di Madrid hanno costruito un prototipo di stampante che può realizzare elementi di riparazione organica
Abbiamo tutti negli occhi i kolossal hollywoodiani, dove tra le cicatrici e le screpolature della pelle dei cattivi spuntano chip e scheletri robotici (tipo Terminator). Ebbene, le cose potrebbero andare meglio del previsto, perché sotto la pelle degli automi del futuro potrebbe esservi…pelle! Non stiamo scherzando, visto che i ricercatori dell’Universidad Carlo III di Madrid hanno messo a punto una speciale stampante biologica che è in grado di realizzare tessuti artefatti capaci di sostituire quelli organici del corpo. C’è da dire che la quantità di strato prodotta non è ancora sufficiente a ricoprire un intero individuo (in carne e ossa o in silicio, questo non conta) ma presto potrà tornare utile nel campo dei test chimici e cosmetici.
Esplorando il corpo umano
“L’aspetto più difficile – ha spiegato di recente Juan Francisco del Cañizo, che ha lavorato al progetto – è nel permette che le componenti biologiche riprodotte siano funzionali in diverse condizioni, senza che le cellule di cui sono composte si deteriorino. Per ora usiamo solo strutture umane, bioattive e abili a produrre da sole collagene naturale, evitando così di dover integrare del composto animale ottenuto con altri metodi”. Stando agli autori, il processo di creazione della pelle in 3D è meno dispendioso di quelli attuati sinora e, soprattutto, può essere pienamente standardizzato e automatizzato, così da entrare a far parte di procedure mediche ben definite. Risulta difficile pronosticare quando si potranno usare elementi organici 3D per scopi direttamente connessi alla salute dell’uomo. Per adesso, i biologi si limitano con lo sfruttare il dispositivo per condurre esperimenti isolati sulle singole sezioni, anche per capire la loro resistenza e durata nel corso del tempo.