Lo scopo è di aiutare le testate a sfruttare meglio la piattaforma di condivisione, supportando allo stesso tempo l’analisi delle bufale
Zuckerberg in passato ha detto che Facebook non è una media agency. L’affermazione è stata da più parti contestata e probabilmente lo stesso Zuck non ne è così convinto. L’ultima mossa infatti attesta ancora di più il ruolo della piattaforma all’interno dell’industria culturale globale, con la comprensione che sempre più dei mezzi classici, Facebook è diventato luogo primario di raccolta informativa, non solo da parte dell’utente medio. Nella giornata di ieri il team americano ha presentato Journalis Project, una serie di azioni che consentiranno all’azienda di supportare il lavoro dei giornalisti in rete e, allo stesso tempo, l’analisi di quali notizie sono false, dunque da evitare.
Come funziona
L’iniziativa si basa su tre pilastri fondamentali. Il primo guarda alla collaborazione con gli editori per la creazione di nuove modalità di pubblicazione dei contenuti. Il punto di partenza è Instant Articles, una delle modalità con cui le testate potrebbero guadagnare dalle condivisioni sul social. Il secondo è la formazione, ovvero Facebook fornirà ai professionisti una serie di strumenti per migliorare la diffusione degli articoli sul web. C’è già una partnership con Poynter, la più importante scuola di giornalismo americana per la definizione di un corso certificato. L’ultimo punto riguarda l’educazione degli utenti e la scelta di notizie che siano reali a scapito di quelle fake. Non è chiaro in che modo verrà seguito tale scopo ma oltre all’intelligenza degli algoritmi servirà anche un bel po’ di destrezza personale.