La tecnologia di Iperconvergenza permette di sfruttare servizi flessibili e in grado di adattarsi alle esigenze dei clienti tramite soluzioni avanzate in modalità IaaS
Retelit è tra i principali operatori italiani di servizi dati e infrastrutture per il mercato delle telecomunicazioni. La società può contare su una rete in fibra ottica proprietaria, che si estende per oltre 9.700 chilometri, collegando nove reti metropolitane e quattordici data center. Con una struttura del genere, può offrire soluzioni avanzate broadband e ultra-broadband, sia a scopo privato (IP ed Ethernet) che di classica erogazione Internet. La necessità è quella di avere una base solida, affidabile e sempre disponibile, per garantirsi, e garantire ai clienti, una continuità costante del servizio.
Per dar seguito a tali esigenze, la piattaforma deve soddisfare requisiti di flessibilità e scalabilità, gli unici che permettono un adattamento funzionale delle risorse, a seconda dei bisogni degli utenti finali: in questo modo si passa dalle semplici stanze virtuali a veri e propri ambienti di disaster recovery, contesti di utilizzo decisamente diversi ma non per questo esclusivi. Ma Retelit è in grado di andare oltre, con il nuovo modello di Iperconvergenza, che assicura qualità nell’accesso e una solida ridondanza locale e geografica.
Scegliere una hyper-converged infrastructure (HCI) non è più una novità, soprattutto per chi vuole dotarsi di una soluzione versatile e con un TCO minimo, praticamente inesistente. L’approccio, a metà strada tra la scelta di un classico data center e il cloud, ha alla base un server x86, potenziato da software che oramai non hanno nulla da invidiare a server e storage dedicati. Al fianco dei trend che vedono prevalere fenomeni come il software-defined e un cloud più intelligente ed evoluto, l’iperconvergenza è ciò che consente alla società di considerare uno schema per l’IT aziendale vicino alle caratteristiche di agilità e adattabilità, comuni a chi vuole reagire a cambi di scenario improvvisi.
L’iperconvergenza sta suscitando sempre più l’interesse di organizzazioni di ogni dimensione e dei mercati verticali, che studiano i modi migliori per ridurre la complessità dei propri sistemi. Tutto scaturisce dall’evidenza che, con lo sviluppo dei reparti IT, destinati a rispondere ai nuovi workflow produttivi, l’eterogeneità hardware e software è cresciuta a dismisura. Il risultato è oggi un insieme di architetture poco flessibili e dal costo eccessivo. Per questo, se adottata correttamente, l’hyper-converged diviene una scelta vincente, che può trasformare il modo di fare impresa.
C’è da fare una premessa: la maggior parte delle aziende che valuta la possibilità di adottare una soluzione iperconvergente dispone già di un data center. Cosa farne? Non sempre la volontà è quella di sostituire l’infrastruttura o di gestirla come due ambienti distinti e separati. Qui arriva Retelit, con la sua soluzione di Iperconvergenza. Tramite quest’ultima, le risorse esistenti possono coesistere con il nuovo ambiente, impiegando gradualmente la hyper-converged infrastructure durante i normali cicli di sostituzione. Inoltre, con l’aumento degli investimenti si ottengono maggiori vantaggi, grazie all’evoluzione di una configurazione dal potenziale evidente.
Il vantaggio della soluzione
In un panorama del genere, abbiamo chiesto a Luca Cardone, marketing manager del Gruppo Retelit, in che modo l’azienda ha integrato nel flusso dell’offerta le implementazioni di Iperconvergenza, arrivando così a costruire un ecosistema avanzato leader sul mercato: «Siamo partiti con il chiederci quali fossero i bisogni dei soggetti che compongono il tessuto produttivo del nostro paese. Da qui, abbiamo lavorato per capire come le nostre competenze potessero soddisfarli. Con il sostegno di una folta schiera di data center, sparsi per tutto il territorio, e di una vasta infrastruttura in fibra ottica, non abbiamo avuto difficoltà nello sviluppare una soluzione che permettesse ai clienti di esternalizzare le proprie attività ma anche di beneficiare di un servizio a 360 gradi all’interno dei nostri sistemi».
In altre parole, Retelit dota chi si affida al suo know-how, di macchine e tecnologie di iperconvergenza, fruibili con virtual machine con capacità computazionale, RAM e storage. Il bello è che tutto è configurabile e integrabile un passo alla volta, senza cioè dover rivoluzionare in toto l’architettura già in uso. Si tratta di un passaggio essenziale, soprattutto per le piccole e medie imprese che sono più inclini a cogliere l’innovazione ma che più di altre temono per la spesa e la gestione delle risorse. Secondo Retelit, l’iperconvergenza è la via maggiormente percorribile per svecchiare metodologie e processi industriali oramai superati.
Sicurezza e qualità
«Le PMI che decidono di intraprendere un percorso di trasformazione digitale con noi ottengono maggiori benefici, spesso a un prezzo inferiore» – continua Cardone. «Non è da sottovalutare che i cambiamenti in atto richiedono una concreta evoluzione dell’infrastruttura che fa da base al proprio business. Retelit, attraverso un rapporto diretto, solleva gli imprenditori da una simile incombenza, ospitando i server nei suoi data center senza problemi di connettività esterna, anzi fornendo una qualità anche superiore alla concorrenza, perché proprietaria. A questo punto, si può decidere di trasferire tutte le applicazioni sul virtual data center impostato dai nostri tecnici, sfruttando i servizi in modalità IaaS con la tranquillità di confidare in un fornitore che provvede alla rete VPN, a quella fisica, allo storage, alla connettività, alla sicurezza e quant’altro». Proprio la protezione è uno dei pilastri nella strategia propositiva di Retelit. La sicurezza dei dati può essere concepita come un continuum: «A un’estremità si collocano i dispositivi interni al server, come gli adattatori RAID, il mirroring e altri metodi di difesa in locale attivi sul server. All’altra ci sono le sofisticate tecniche di disaster recovery. Ma non è finita qui, perché al centro trovano spazio le tradizionali tecnologie di backup e ripristino dei dati» – spiega il marketing manager di Retelit. «Il livello di supporto e di funzionalità assicura la protezione in caso di guasti dell’hardware ma va oltre, fino a raggiungere nuovi livelli di protezione come: la replica tra siti (che consente di ottenere una continuità delle operazioni anche quando diventano indisponibili intere porzioni del data center); il ripristino dei sistemi di mission critical; opzioni avanzate di business continuity e di duplicazione. La vicinanza con i clienti, in momenti “particolari”, è data anche dalla possibilità di avere postazioni adiacenti ai data center, per dar seguito al lavoro, in ogni situazione». Insomma, continuità e recupero sono elementi essenziali per Retelit.
L’aspetto tecnologico
L’iperconvergenza come fattore di successo anche in ambito privato, vista la possibilità di usufruire dei servizi dell’operatore in alternativa a quelli delle telco: «Il nostro punto di forza è l’offerta di un’integrazione sia orizzontale che verticale. Orizzontale perché è Retelit che gestisce la catena tecnologica: dalla fibra ai data center e le virtual machine. Verticale perché presidiamo anche il livello superiore, fino al Platform as a Service, senza realizzare i software finali ma affidandoci a partner strategici capaci di massimizzare la loro presenza nella nostra rete commerciale. Quello che ci distingue dagli altri è il presidio dell’aspetto tecnologico, frutto di uno scouting accurato. Proprio con l’iperconvergenza proseguiamo il cammino di innovazione in parallelo alle scelte tradizionali ma ponderate su misura e in relazione agli effettivi bisogni di una scalabilità omogenea. Siamo convinti che l’outsourcing di qualità sia una scelta vantaggiosa, non più solo onerosa».