La censura turca colpisce Tor

Il browser per navigare in anonimo è stato bloccato nei confini del paese che segue sempre di più l’esempio di Pechino

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La Turchia e la Cina sono più vicine, almeno per quanto riguarda i tentativi di censurare l’internet nazionale. Dopo i blocchi ai social network e alle reti VPN dei mesi scorsi, questa volta Ankara ha stretto la morsa intorno al famoso browser Tor, usato per navigare in anonimo e tenere nascoste le proprie tracce in rete. Il governo ha probabilmente reso inutilizzabile il programma agendo in due modi: vietando la connessione agli indirizzi IP dei nodi conosciuti oppure identificando l’utilizzo del protocollo “a cipolla” da parte dei cittadini del paese, inibendo di fatto le connessioni in entrata e in uscita dal servizio. In realtà, sia l’uno che l’altro metodo sono valicabili ma diventa tutto più difficile quando gli operatori sono nelle mani della politica.

La mossa

Chiaramente questa, come le azioni precedenti, è solo l’ultima mossa di Erdogan per prevenire che i turchi possano far sentire la loro voce online, con la libertà di navigare il web senza paura di essere rintracciati e condannati. La volontà di concentrare nelle mani del potere le attività digitali in Turchia è molto simile a quanto da anni accade in Cina, dove il Great Firewall non permette, di fatto, di godere di un’esperienza online priva di vincoli. Solo le VPN (ma ancora per quanto?) consentono a chi si collega dalla regione orientale di fruire di alcuni servizi altrimenti irraggiungibili, come le cosiddette Google Apps. Che Ankara stia seguendo il modello del dragone rosso? Sembra proprio di si ma con un tipo restrizione ancora più globale, che ha già coinvolto Facebook, Twitter, WhatsApp, YouTube, colpiti da censura anche nelle ultime ore, a seguito dell’assassinio dell’ambasciatore turco Andrei Karlov.

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