Hewlett Packard Enterprise, il ritorno alle origini

La tecnologia e l’innovazione, soprattutto per data center e cloud ibrido, tornano al centro delle attenzioni di HPE

“Hewlett Packard torna alle origini, per ridiventare una vera azienda tecnologica che propone innovazioni importanti prima degli altri”, esordisce Stefano Venturi, Corporate Vice President e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia, in un incontro di metà dicembre a Milano per illustrare in dettaglio i contenuti dell’evento HPE Discover, svoltosi a Londra a inizio mese. Una rapida carrellata sulla storia della società, che come noto ha più di 75 anni di vita, è servita a Venturi per posizionare le mosse più recenti di Hewlett Packard Enterprise, l’entità nata poco più di un anno fa dalla scissione di PC e stampanti, ora appannaggio di HP Inc.

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Le tappe del successo

“I due fondatori sono stati innovatori veri, e negli anni hanno sempre tirato fuori grandi novità in svariati settori, a cominciare dagli oscilloscopi, per poi essere precursori nel mondo dei led, che modulavano la luce e trasmettevano il segnale in un’epoca in cui la fibra ottica era ancora una tecnologia solo da laboratorio”, ha proseguito Venturi, ricordando anche “la svolta significativa e un po’ controcorrente di quando a cavallo dell’anno 2000 per primi adottammo Linux nei server di data center. Fu una scelta senza ritorno, ma ebbe successo e rese Hewlett Packard il numero uno mondiale nei server per data center: leadership che c’è ancora oggi”. Ma quel successo portò anche a “investire in troppi settori disparati, dimenticando le vere innovazioni tecnologiche”, ha fatto notare Venturi, spiegando che “da un anno a questa parte stiamo tornando alle origini, concentrandoci sullo sviluppo di tecnologie che innovano e focalizzandoci su tre business: in primo luogo le tecnologie di data center e di networking, poi nei servizi e infine nel software”.

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Nuovi ecosistemi

Per questi ultimi business, cioè servizi e software, Hewlett Packard Enterprise intende sempre più operare nel quadro di ecosistemi di partner, anche alla luce delle due ulteriori scissioni annunciate: quella della divisione servizi, per la quale è in atto uno “spin off and merge” con CSC, che “si concluderà il 31 marzo 2017 e darà luogo a una nuova azienda che si posizionerà al secondo posto a livello sia globale sia italiano come puro vendor di servizi di consulenza, e che per due terzi delle persone sarà di nostra provenienza, visto che contribuiremo alla nuova compagine con 150.000 professionisti”, sottolinea Venturi, e quella del software, che vedrà da agosto 2017 il conferimento del business a MicroFocus.

Specializzarsi per innovare

Ma questi spin off non vanno visti “come se ci fossimo liberati di zavorra in momenti di crisi” ha spiegato Venturi, sottolineando che “i business sono stati venduti dopo essere tornati all’utile”, con l’esempio virtuoso dei servizi che hanno riportato “un operating profit di 10,6 per cento, che li colloca nella parte top del settore”, quanto una strategia, ispirata e perseguita da Meg Whitman, volta a “rendere HPE un’entità snella e focalizzata al massimo sulla nuova rivoluzione digitale, che oggi vede in primo piano IoT, big data e cloud”. La specializzazione è fondamentale nel nuovo scenario, perché “ogni volta in cui si ha un’accelerazione dell’innovazione, che come noto procede a scaloni e non in maniera lineare, vince chi si specializza, e non chi cerca di fare tutto per tutti. Per quest,o torniamo a essere computing centric, con data center in grado di portare le aziende nel nuovo mondo ibrido, dove la nostra visione è quella di arrivare a uno smart grid dei data center, dove ci si scambiano le capacità non utilizzate e si affronta anche l’importantissimo tema dell’aggregazione dei dati dell’Internet of Things”, ha concluso Stefano Venturi.

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Il memory driven computing si presenta

I pilastri dell’offerta tecnologica della “nuova” HPE sono stati illustrati in dettaglio da Giuseppe Cicchirillo, Product Manager Data Center & Hybrid Cloud, che ha commentato gli annunci del Discover di Londra di inizio dicembre. Su tutti, spicca The Machine, che pur ancora allo stadio di prototipo, intende rivoluzionare le architetture attuali attraverso l’uso della tecnologia Memory-Driven Computing, un concetto che mette al centro della piattaforma informatica la memoria anziché la potenza di calcolo.  per ottenere incrementi di prestazioni ed efficienza attualmente impossibili da raggiungere. Ma non sono da meno l’architettura componibile Synergy e le ultime generazioni dell’offerta per data center e cloud, come lo storage all flash, con interessanti modelli di utilizzo dai costi particolarmente vantaggiosi, e HPE Helion CloudSystem 10, sempre più nel segno del cloud ibrido.

Le partnership nel cloud

Infine, sempre in ambito cloud, è da segnalare l’ampliamento di Cloud28+, un programma che mette in relazione i clienti con un ecosistema globale e aperto di cloud service provider. Lanciato circa due anni e mezzo fa in Europa sotto forma di community di operatori pubblici e privati, oggi Cloud28+ comprende oltre 330 partner tra service provider, ISV, VAR, distributori e system integrator, e tra i quali ve ne sono “circa una decina italiani”, come ha specificato Cicchirillo, che concorrono a formare un catalogo con più di 1.300 servizi tra proposte IaaS, PaaS e SaaS.