Oltre alle richieste dei governi e di diritto all’oblio, al motore di ricerca ne arrivano tante da parte di agenzie e organizzazioni che vedono ledere i propri diritti digitali
TorrentFreak, Mega e tanti altri. Sono i servizi principali dove gli utenti si scambiano illegalmente materiale protetto da copyright. Non ci troviamo nel deep web e dunque tutte queste piattaforme sono pienamente accessibili sia a chi intende sfruttarle per scopo privato sia a chi ne detiene i reali diritti di produzione e diffusione, come case di produzione, agenzie e rivenditori. Per questo Google, nel suo Rapporto di trasparenza, ha inserito anche le richieste di rimozione di link che rimandano a siti pirata, con lo scopo di disincentivarne il raggiungimento. “Riceviamo con regolarità domande del genere – dice la compagnia di Alphabet – viso che tanti contenuti online infrangono il diritto d’autore. Quello che possiamo fare è aiutare tutti a capire l’impatto che il copyright ha nel nostro documento di trasparenza”.
I numeri
Andando nel dettaglio, sono 945.000 gli URL individuati dai navigatori e sottoposti all’analisi dei tecnici di Mountain View. A causa della ridondanza della rete, gli indirizzi web coinvolti sono molti di più, circa 1,96 miliardi a livello globale, un numero spaventoso ma infinitamente più piccolo a quello che si può trovare nel web nascosto. Come spiega la compagnia, non tutte le richieste vengono prese in considerazione, non quando manca l’evidenza di un’infrazione della legge sui contenuti digitali. Ad ogni modo, quasi il 91% di quelle ricevute sono state accolte, dimostrando che web company e agenzie possono fare un gran favore a chi combatte questo tipo di crimine.