A dirlo è lo US Election Assistance che è responsabile di verificare la correttezza del sistema di voto e delle sue certificazioni
Trump ha davvero vinto a seguito di una violazione informatica? Non si può affermare con certezza, ma se qualche dubbio assale anche lo US Election Assistance allora la storia è seria. Fin quando a dirlo sono gli opponenti vige sempre un certo riserbo a riguardo ma questa volta a sollevare la questione è il corpo governativo responsabile per l’analisi e i test di affidabilità e correttezza del sistema elettorale statunitense. Non ci sono conferme dirette da parte dell’ente ma una serie di indiscrezioni riportate da TechCrunch, non propriamente un blog di provincia ma portale conosciuto e sinonimo di veridicità.
Ripetere le elezioni?
C’è da dire, che hackerare la piattaforma di voto non vuol dire per forza avere accesso a tutto il sistema oppure manipolare il risultato finale in sé. Potrebbe infatti essersi trattata di una violazione dei server, con il conseguente furto di informazioni e database, oppure del tentativo di ritardare e creare scompiglio tra i cittadini, rendendo difficili le operazioni di scelta. Per fortuna, le macchine usate per esprimere le preferenze non sono connesse a internet ma salvano e recuperano i resoconti in locale, per trasferirli poi al cervello centrale. Tuttavia, restano memorizzati i login di accesso al servizio ed eventualmente i dati sensibili dei cittadini. E’ chiaro che, anche se non dovessero esserci conseguenze sull’elezione di Trump, qualche falla nel processo c’è, con gli hacker (magari quelli russi) che non aspettavano momento migliore per agire.