Terremoto, la connettività ad Amatrice

La connettività è una necessità fondamentale dopo una calamità. In queste circostanze l’accesso a Internet può significare avere la possibilità di chiedere aiuto, farsi localizzare o far sapere che tutto va bene

Ventiquattro agosto 2016 ore tre e trentasei. Amatrice (RI) è teatro di una forte scossa di terremoto con magnitudo 6.0. La terra trema, i danni sono ingenti. La storia la conoscete abbastanza bene. A quell’ora anch’io mi sveglio di colpo, mi trovo in vacanza a Torricella Peligna, in provincia di Chieti, e anche qui la terra trema violentemente. Due giorni dopo mi arriva una chiamata. È il mio amico Luca Deri (fondatore del progetto opensource, ntop) che è stato contattato da una azienda estera esperta in gestione di disastri. Luca mi segnala che cercano volontari con competenze nel campo del networking e della sicurezza informatica per poter dare, anche se solo in parte, connettività ai campi che vengono allestiti. È la prima volta che ricevo una richiesta del genere, non so cosa mi aspetterà ma decido di dare la mia disponibilità per partire l’indomani.

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“ANGELI DELLA CONNETTIVITÀ”

Occorre raccogliere le idee e organizzarsi velocemente. È subito chiaro che c’è bisogno di nuovi “angeli della connettività”, un nomignolo preso in prestito dai ragazzi che nel 1966 salvarono Firenze dal fango. In fondo questo, è il mestiere di chi progetta reti e servizi per il mondo professionale e accademico, solo che questa volta occorre essere presenti in prima persona, rimboccarsi le maniche ed essere sul posto con la propria attrezzatura, la propria conoscenza e non ultimi i propri contatti professionali. Siamo pronti a vivere e condividere tutto assieme alla gente vittima del terremoto: cibo, alloggio, freddo e le difficoltà del vivere quotidiano. Il 27 agosto, partiamo: Luca da Pisa ed io da Torricella per raggiungere Amatrice. Ci incontriamo a L’Aquila, per poi fare il resto del viaggio assieme. Nelle catastrofi sino ad ora accadute in Italia, l’esigenza di avere connettività era confinata esclusivamente al personale militare e civile coinvolto negli aiuti. Ora c’è una novità: occorre dare connettività anche alla popolazione coinvolta nel disastro. I tempi cambiano e la tecnologia avanza, ma rimane il fatto che durante le catastrofi la gente rimane isolata e necessita, tra l’altro, di conforto e di poter rimanere in contatto con i propri cari, d’altro canto, molte infrastrutture smettono di funzionare e quelle attive collassano. Arriviamo da Est al nostro campo base di Amatrice. La sensazione è strana in quanto la strada percorsa ci ha presentato piccoli paesi in cui tutto è perfetto e non c’è alcun segno del terremoto. A destinazione notiamo la tragedia: Amatrice è in buona parte distrutta e al posto di alcune case ci sono ormai solo cumuli di macerie.

L’OPERATIVITÀ SUL CAMPO

L’idea iniziale è quella di creare una infrastruttura quanto più possibile affidabile e sicura realizzando una rete mesh che illumini con un segnale WiFi i campi, dando di fatto connettività a chi ha ancora a disposizione un dispositivo senza fili. L’adozione di reti mesh per ridistribuire i servizi internet garantisce una ridondanza di possibili percorsi che in emergenza è essenziale vista la difficoltà sia a reperire esperti che operino in queste condizioni e sia per gestire situazioni inaspettate. Ogni nodo può trasmettere il proprio segnale fino al nodo successivo e se uno di essi si guasta, gli altri intorno suppliscono in automatico alla consegna del traffico di rete. Per la connettività abbiamo usato quattro modem satellitari bidirezionali con una banda di 20 Mbit/s. Abbiamo “girato” verso l’esterno, in maniera sicura, le interfacce di management degli apparati al fine di poterli gestire da remoto, mentre per i ripetitori abbiamo usato soluzioni che ci permettessero di definire politiche di Traffic shaping (per evitare che un singolo potesse saturare la banda) e di Quality of service, e di avere una console in cloud che ci offrisse la possibilità di configurare al meglio i dispositivi. La nostra attività ad Amatrice è durata cinque giorni e abbiamo coperto quattro campi. A questo link potete leggere l’intera storia: goo.gl/eaMBnu.

Giuseppe Augiero, docente Clusit

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