Il presidente russo non demonizza servizi come Uber e Alibaba ma è convinto che rappresentino un rischio per l’economia tradizionale
Sappiamo quanto il governo russo tema le nuove piattaforme di fruizione digitali globali. Il motivo? Non può controllarle, come non poteva controllare Facebook che, per ovvie ragioni, in patria à stato sostituito da VKontakte, oggi semplicemente VK. Il presidente Putin è tornato qualche giorno fa sull’argomento, dicendo la sua sul complesso panorama hi-tech. “Credo che i nuovi modelli di business non siano una minaccia di per sé. Rappresentano un modo per le compagnie di organizzare il loro lavoro, rendendolo più funzionale e necessario. Non dovrebbero essere accusati di attività minatoria, visto che applicano semplicemente strategie più consone ai tempi moderni”.
Cosa ne pensa
Sembra dunque che Putin abbia cambiato prospettiva rispetto al passato ma si intende chiaramente che non è così. Proseguendo l’intervista rilasciata al portale nazionale Vedomosti, il presidente ribadisce: “Oggettivamente però, la nuova economia rappresenta una minaccia per le aziende russe che stanno perdendo profitti a causa delle capitalizzazioni estere, come Uber, comparabile a quella del gigante dell’olio Rosneft”. Come si capisce, la percezione di Mosca circa il new business 2.0 è altalenante e incline a modificarsi con il tempo. Ad esempio, nel campo della criptomoneta, il ministro delle finanze aveva deciso di bannare dal paese i bitcoin, in seguito il suo vice ministro ha espresso il giudizio secondo cui la valuta non è un problema per l’ecosistema monetario russo. Pareri da prendere con le molle dunque, in ogni caso.