Secondo i dati del Digital Economy and Society Index, su 29 paesi analizzati siamo al 25esimo posto. Un’inversione dovrebbe avvenire nel 2017
L’attuale governo sta compiendo lodevoli sforzi nel miglioramento della digitalizzazione del nostro paese ma finora non sono bastati. Stando al Digital Economy and Society Index (DESI), occupiamo una media del 25esimo posto all’interno della graduatoria europea dei 29 soggetti analizzati per le competenze digitali, in diversi settori. Non va bene dunque, per nulla, soprattutto quando si scende nel particolare delle azioni previste dall’attuazione dell’Agenda Digitale in Europa. Scopriamo allora che se siamo davanti a sole quattro nazioni nel settore “connettività” e “competenze digitali”, raschiamo direttamente il fondo nell’ “uso di internet da parte dei cittadini”, risalendo alla 21esima piazza solo per “digitalizzazione dell’industria” e “digitalizzazione della PA” (18esimi).
C’è da cambiare, in fretta
Che il vento sia cambiato è chiaro ma la vera svolta è ancora attesa. Secondo il governo, solo dal 2017 si potrà parlare di nazione digitalizzata, anche se i sentori ci sono e fanno ben sperare. Sempre secondo il DESI, dal 2013 al 2015 siamo in Europa tra i migliori nell’aver integrato strumenti innovativi e digitali (+19,7%) con un trend in crescita anche nei prossimi mesi. Non a caso, c’è un piano triennale per la trasformazione (già in atto) della PA, vero motore di traino per l’integrazione di servizi avanzati per il pubblico e il privato. Certo, molto andrà fatto anche a livello infrastrutturale, non a caso meno delle abitazioni italiane è raggiunta dalla banda larga (da 30Mbps), una corsa contro il tempo quando l’Europa si aspetta che tutte le regioni vengano coperte entro il 2020.