Un mese fa la compagnia ammetteva di essere stata vittima di un attacco hacker che ha coinvolto a 500 milioni di utenti. Ma il boom di visite è un mistero
La logica tenderebbe a far pensare a un calo vistoso nell’utilizzo dei servizi di Yahoo, dopo le precisazioni, un mese fa, circa l’attacco hacker di cui è stata vittima la compagnia di Marissa Mayer e che ha coinvolto almeno 500 milioni di utenti. E invece no, nei giorni immediatamente successivi all’annuncio, i server hanno fatto registrare un boom di accessi, tale che nemmeno nelle quattro settimane precedenti. Un grafico, diffuso dalla stessa multinazionale, mostra il numero di page views sui portali che fanno parte del gruppo, l’ammontare dei messaggi di email inviati e letti e le ricerche sul motore di casa. Insomma, quasi un record. Come mai?
I motivi
Non è semplice dare una risposta chiarificatrice a una vicenda del genere, in un periodo di forte crisi per l’intero brand. Ma possiamo fare un paio di ipotesi. La prima è che le piattaforme interessate fanno parte della vita di tutti i giorni di milioni di persone, più di quanto si creda. C’è chi preferisce Yahoo a Google per navigare in rete o per gestire le email, chi è solito leggere le notizie dal servizio di news che offre, addirittura chi usa ancora le “risposte” e le informazioni sul meteo. Fare a meno di tutto ciò perché lo ha detto Snowden non è semplice. Un altro importante fattore riguarda il poco impatto che la sicurezza informatica ha ancora sulle vite di molti utenti comuni. Sotto un certo punto di vista, a farla da padrone è spesso l’inerzia, ovvero il menefreghismo circa quello che succede nel cyberspazio. Il fuggi-fuggi generale dopo un hack di tale portata è un esercizio a cui danno seguito solo i più attenti e solerti, un numero certamente ristretto rispetto alla massa. Non è questione di fedeltà al marchio, quanto di apatia dinanzi all’ennesimo attacco informatico di cui non si avvertono le reali conseguenze. Almeno fin quando non tocca la nostra persona.